31 maggio 2007

Edith




La vie en rose

Des yeux qui font baisser les miens
Un rire qui se perd sur sa bouche
Voila le portrait sans retouche
De l'homme auquel j'appartiens

[Chorus]
Quand il me prend dans ses bras
Qu'il me parle tout bas
Je vois la vie en rose
Il me dit des mots d'amour
Des mots de tous le jours
Et moi, ca me fait quelque chose
Il est entrè dans mon coeur
Une part de bonheur
Dont je connais la cause
C'est lui pour moi, moi pour lui
Dans la vie
Il me l'a dit, l'a jurè pour la vie
Et, dès que je l'apercois
Alors je sens en moi
Mon coeur qui bat

Des nuit d'amour à ne plus finir
Un grand bonheur qui prend sa place
Les ennuis, le chagrins s'effancent
Heureuse, heureuse à en mourir

[Chorus]

29 maggio 2007

NO CONCEPT


Ho coltivato nel mio spirito un giardino di rose;
l'ho nascosto dentro una scorza dura.
Fuori ho messo un cartello per vietare l'ingresso ai cattivi: NO CONCEPT


(Giovanni Allevi)


Lo consiglio perché: è un album stupendo, di quelli che creano dipendenza perché, quando si riesce ad essere semplici ed eleganti partendo dalla complessità, si è grandi.

25 maggio 2007

Tintarella di luna




Abbronzate, tutte chiazze,
pellirosse un po' paonazze
son le ragazze che prendono il sol
ma ce n'e' una
che prende la luna.
Tintarella di luna,
tintarella color latte
tutta notte sopra il tetto
sopra al tetto come i gatti
e se c'e' la luna piena
tu diventi candida.
Tintarella di luna,
tintarella color latte
che fa bianca la tua pelle
ti fa bella tra le belle
e se c'e' la luna piena
tu diventi candida.
Tin tin tin
raggi di luna
tin tin tin
baciano te
al mondo nessuna e' candida come te.
Tintarella di luna,
tintarella color latte
tutta notte sopra il tetto
sopra al tetto come i gatti
e se c'e' la luna piena
tu diventi candida.
Tin tin tin
raggi di luna
tin tin tin
baciano te
al mondo nessuna e' candida come te.
Tintarella di luna,
tintarella color latte
tutta notte sopra il tetto
sopra al tetto come i gatti
e se c'e' la luna piena
tu diventi candida.
E se c'e' la luna piena
tu diventi candida.
E se c'e' la luna piena
tu diventi candida, candida, candida!


Dedicata a mia nonna Bruna... lei sa il perchè.

24 maggio 2007

LA FAMIGLIA BENVENUTI


Nell'aprile del 1968, la RAI, programmò La famiglia Benvenuti, un telefilm in 6 puntate che rivisto oggi vale quanto un film della nouvelle vague. In scena c'era una famiglia borghese italiana d'allora, il papà Alberto (Enrico Maria Salerno), la mamma Marina (Valeria Valeri), i figli Ghigo (Massimo Farinelli) e Andrea (Giusva Fioravanti), la tata-governante Amabile (Gina Sammarco). Insieme a loro, sentimenti, fatti e cose della vita di tutti o quasi quelli che vissero quegli anni in una o l'altra delle età rappresentate, spesso commentati con particolare acume dall'io narrante del piccolo Andrea e dei suoi temi scolastici. Si comincia con un trasloco dalla "casa vecchia" a una più grande e più bella, per sfogliare via via un impareggiabile album di ricordi fatto di liti familiari e progetti di mamma, compiti prima di carosello e vecchie cornette del telefono, baci della buonanotte e taumaturgici bicarbonati.

Scritta e diretta da Alfredo Giannetti in uno stato di grazia quasi cinematografico, e interpretata con enorme simpatia da tutti, la serie ebbe uno straordinario successo. Del resto, a far partire il suo treno di emozioni, basta anche solo l'attacco della irresistibile sigla musicale firmata da Armando Trovajoli. (elleu)





Lo consiglio perchè: C’è molta verità in questa serie, molto realismo, tanto che si fa fatica a non considerarla una vera famiglia ma un nucleo di bravi attori che sono uniti solo sul set. Ci sono i buoni sentimenti ma non sono mai gratuiti, c’è il desiderio di non essere mai banali e soprattutto tantissima professionalità.

23 maggio 2007

23 Maggio 1992


Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana.

(Giovanni Falcone)

22 maggio 2007

Se io potrò impedire...

Se io potrò impedire a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano.
Se allevierò il dolore di una vita o guarirò una pena
o aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano.

(Emily Dickinson)

20 maggio 2007

STORIA NATURALE DEI GIGANTI

Di Ermanno Cavazzoni
GUANDA
€ 14.50




Uno studioso dei giganti, dei loro usi, costumi, etnologia, cibo, linguaggio e attività sessuale (molto approssimativa, per la verità: i giganti rapiscono in genere belle ragazze di sedici anni, ma non hanno mai avuto idee chiare sull’uso, le guardano davanti e dietro, qualcosa intuiscono che potrebbero fare, ma non sanno che cosa in specifico; e ciò infatti li ha portati rapidamente all’estinzione, questa loro incompetenza sessuale; tanto che oggi i giganti non ci sono più, nessuno li nomina, neanche come argomento poetico, scomparsi, come sono scomparsi i mammuth e presto scompariranno anche i panda)... dunque, mentre lo studioso scrive il suo trattato, è assalito dalla concupiscenza carnale, cosa frequente in chi studia, dalla passione per una giovanissima signorina, e poi dal tarlo furioso della gelosia per i liberi amori e amorucoli che lei gli racconta e su cui lo studioso rimugina maniacalmente, mentre rimugina anche sopra i giganti. Finché lo prende la voglia di essere extraterrestre, e di punire il genere umano: in particolare quei soggetti che abbiano avuto contatti venerei, o sguardi, o altro, con la signorina suddetta. Nella gente è sempre esistita molta voglia di extraterrestri, a ristabilire la giustizia; e la voglia continua anche oggi. (GUANDA)



Lo consiglio perché: è una lettura che procede sul filo di un’ironia che mescola la sapienza della dottrina all’humour del linguaggio, alternando le fantasie sui giganti del mito e della letteratura al delirio della ricerca del soprannaturale, che il protagonista porta avanti con burocratica fiducia. È un testo colto, spiritoso, commovente, esilarante: riderete da soli!

19 maggio 2007

Fiaccalo, Franca!


Hai fatto bene Carlo Azeglio. Scusa se ti do del tu, ma ormai è come se fossimo un po’ parenti. È giusto che tu sia andato in pensione. È così che si fa. Anche se non farai più il presidente della Repubblica noi ti saremo sempre vicini! Ti vorremo sempre bene. Io se vuoi vengo il sabato e la domenica a farti da corazziera sotto casa. Vado avanti e indietro vestita come Rascel. L’auto blu se ti manca te la vernicio io, e se hai nostalgia di qualcuno che ti venga a rompere le palle ti mando il mio fidanzato magari una volta al mese. Credimi che in confronto a lui Berlusconi è niente. D’altronde c’hai anche ottantacinque anni. È vero che al governo ormai sono tutti anziani, sono una banda di nonni tuonati, però non è un buon motivo per frequentarli per forza. Non sono neanche in grado di fare una mano a briscola. Tu te lo vedi Andreotti a giocare a bocce? Non tanto. Tira, e va via insieme alle bocce. Pensa andare a funghi con Cirino Pomicino… Che ogni due minuti lo perdi tra le felci e lo scambi per un funghetto. O andare a pescare con Cossiga che non sta zitto neanche con le cannonate, che aveva detto che si ritirava a meditare e ora è sempre a tonsille spiegate come un muezzin. Io sono preoccupata però soprattutto per tua moglie, Carlo. La povera signora Franca. Adesso il problema sarà soprattutto suo. Che ti avrà sulle croste tutto il giorno. Tu non hai idea di cosa voglia dire per una moglie avere il marito tutto il giorno in casa che le balla sulle pantofole mentre fa il sugo. Sai che sfinimento? Io lo so come sono fatti i maschi, Carlo Azeglio. Già il terzo giorno di ferie vanno in paranoia perché non sanno cosa fare. Bamblinano in pigiama avanti e indietro senza combinare un tubo. Figurarsi quando vanno in pensione. Diventano come le mosche prima della pioggia. Noiosi. Ti ronzano intorno e fanno i morsini. Non è che mordano davvero. Dan fastidio. Ti verrebbe voglia di schiacciarli col giornale arrotolato. Ciaf. Se non ti dispiace, Charlie, faccio una piccola raccomandazione a Franca. Franca? Amica mia? Coraggio. Resisti. Tutta l’Italia è con te. Guarda. Scusami se mi permetto. Ti do un consiglio. Se non vuoi andare alla neuro fa’ una roba. Impegnalo. Dagli da fare delle cose come fanno le maestre delle elementari coi bambini esagitati. Mandalo all’assemblea di condominio. Anzi proponilo proprio come amministratore, che qualche bega per la caldaia, per la raccolta differenziata e per la perdita sul muro della cantina c’è sempre. Per lui, in confronto a quello che è successo al governo in questi anni, son bazzecole. Fagli mettere a posto il cassetto del tavolo della cucina che è sempre un casino. Mandalo a comperare l’acqua. Spediscilo a pagare le bollette alla posta. Fagli preparare il cacciucco alla livornese. Portalo all’Ikea e scegliere le tende nuove. Basta che si stanchi tanto. Fiaccalo, Franca! È l’unico modo. Dai retta a noi che non siamo mai state first lady ma siamo specialiste nel mandare avanti la baracca. Ti abbraccio Franca. Ti penseremo. Sei tutte noi.


(Luciana LittizzettoRivergination)