30 aprile 2008

DUE PARTITE... in TV!

Venerdì 2 Maggio 2008, in seconda serata su Rai Due, Palcoscenico, programma di Giovanna Milella e Alida Fanolli con la consulenza di Felice Cappa, propone “Due Partite” scritto e diretto da Cristina Comencini.

La regista coinvolge quattro giovani attrici di talento, amate dal pubblico del cinema e della tv, come Margherita Buy, Isabella Ferrari, Marina Massironi, Valeria Milillo.



Lo spettacolo racconta la vita, le aspettative e i sogni di due generazioni che esprimono due modi molto lontani di essere donna.

Atto primo. Anni Settanta. Quattro giovani donne, in un rassicurante interno borghese si incontrano, come ogni giovedì, per l’usuale partita a carte, mentre le figlie giocano nella stanza accanto. Nessuna di loro ha un’occupazione, mogli e madri a tempo pieno. Unite da una lunga consuetudine e da differenti infelicità.
Il variegato e conflittuale mondo femminile viene fuori dai dialoghi serrati, dalle battute caustiche e dai silenzi imbarazzati. Il tutto crea un’alternanza di emozioni e di comicità,di risate e malinconia. La maternità, tra una chiusura e una mescolata di carte, è la grande protagonista di questi pomeriggi. Maternità mitizzata, a volte subita o maternità attesa come da una delle quattro protagoniste che incinta tenta di trovare un senso del suo ruolo e cerca di trarre aiuto e conforto dall’esperienza delle amiche. Il primo tempo si chiude con il trambusto concitato che prelude a una nascita.


Atto secondo. Rivediamo quattro giovani donne, ragazze di oggi, uniformemente vestite di scuro: sono reduci dal funerale della madre di una di loro morta suicida. Intuiamo in esse le bambine che giocavano “di là”, allora donnine in erba che per affinità o contrasto sono riconducibili alle loro madri. I discorsi, il linguaggio, gli atteggiamenti le rivelano donne emancipate e “liberate”, ma è difficile dire quanto più realizzate rispetto alle madri. Non c’è consolazione nell’evoluzione del tempo: altre scelte fatte, altri prezzi pagati. Sembra che i conti non possano mai tornare e seppure queste donne appaiano più autonome e forti, nulla autorizza a dire che siano più felici.

“Non se ne esce” è la battuta ricorrente della commedia con la quale la Comencini mette in scena la “grande trappola dell’essere donne”: l’impossibilità di coniugare la felicità con il dovere, il senso di colpa con il piacere, il disincanto con la testarda attitudine al sogno. (Palcoscenico.it)


Immagini: TeatroTeatro.it

28 aprile 2008

Una “Margherita” per me&Chiara…




Riccardo Cocciante - Festival di SanRemo (1999)

27 aprile 2008

La letteratura...

Quando mi chiedo perché amo la letteratura, mi viene spontaneo rispondere: perché mi aiuta a vivere. Non le chiedo più, come negli anni dell'adolescenza, di risparmiarmi le ferite che potevo subire durante gli incontri con persone reali; piuttosto che rimuovere le esperienze vissute, mi fa scoprire mondi che si pongono in continuità con esse e mi permette di conoscerle meglio. Non credo di essere l'unico a pensarla così. Più densa, più eloquente della vita quotidiana ma non radicalmente diversa, la letteratura amplia il nostro universo, ci stimola a immaginare altri modi di concepirlo e organizzarlo. Siamo tutti fatti di ciò che ci donano gli altri: in primo luogo i nostri genitori e poi quelli che ci stanno accanto; la letteratura apre all'infinito questa possibilità d'interazione con gli altri e ci arricchisce, perciò, infinitamente. Ci procura sensazioni insostituibili, tali per cui il mondo reale diventa più ricco di significato e più bello. Al di là dall'essere un semplice piacere, una distrazione riservata alle persone colte, la letteratura permette a ciascuno di rispondere meglio alla propria vocazione di essere umano.


Tzvetan Todorov, La letteratura in pericolo

26 aprile 2008

Io so' io...

Marchese Onofrio del Grillo (Alberto Sordi)

Il Marchese del Grillo (1981)

23 aprile 2008

'MAURIZIO COSTANZO SHOW': DOMANI PUNTATA DEDICATA AL TEATRO

Sul palco del Parioli Paolo Ferrari, Arnoldo Foà e la Valeri

'Il teatro non ha età': questo il titolo della puntata di domani del Maurizio Costanzo Show, in onda su Canale 5 alle 23.30. Ospiti in studio Paolo Ferrari, Arnoldo Foà, Giovanna Ralli e Valeria Valeri. Ad affiancarli, sul palco del Teatro Parioli, anche la cantante Giorgia, Laura Freddi e Giorgio Panariello. Nando Pagnoncelli mostrerà i risultati di un sondaggio sull'età come stato d'animo, mentre il lama Geshe Gedun Tharchin e Raffaello Longo (Unione buddhisti italiani) saranno in collegamento video dall'Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia (Pisa).

Fonte: APCOM

22 aprile 2008

Earth Day - Giornata della Terra

20 aprile 2008

SABATO, DOMENICA E LUNEDÌ

Di Eduardo De Filippo
Film per la televisione di Paolo Sorrentino
Dallo spettacolo di Toni Servillo
Con Anna Bonaiuto, Alessandra D’Elia, Toni Servillo, Roberto De Francesco, Enrico Ianniello, Gigio Morra, Monica Nappo, Betti Pedrazzi, Tony Laudadio, Marcello Romolo, Francesco Silvestri, Mariella Lo Sardo, Salvatore Cantalupo, Ginestra Paladino, Antonello Cossia, Antonio Marfella
Fotografia Mario Amura, Pasquale Mari
Montaggio Giogiò Franchini, Maria Valerio
Scene Toni Servillo, Daniele Spisa
Costumi Ortensia De Francesco
Suono Emanuele Cecere, Daghi Rondanini, Francesco Sabez
Organizzazione Maurizio Fiume, Teresa Cibelli, Massimiliano Pacifico, Carmine Guarino

Sembra un fine settimana come gli altri in casa Priore: il sabato passa con Rosa affaccendata nella preparazione del suo famoso ragù, ma nelle sue movenze s'indovina un certo nervosismo accentuato da quello del marito Peppino che la rimprovera per ogni minima cosa e che se la prende con chiunque gli capita a tiro: con il figlio che si confida con il nonno invece che seguire i suoi consigli, con la figlia Giulianella che si litiga con il fidanzato, con la zia Memè che tormenta il figlio con inutili cure mediche... Insomma il clima familiare si sta surriscaldando al punto che è inevitabile l'esplosione che avverrà il giorno dopo soprattutto nei confronti di un estraneo alla famiglia il vicino di casa il ragioniere Luigi Iannello, che con la moglie è stato invitato per il pranzo domenicale.


Il ragioniere, senza secondi fini ma proprio per il suo naturale carattere espansivo e amichevole, frequenta casa Priore con una certa invadenza ma mostrandosi sempre amico di Peppino e particolarmente affabile verso la padrona di casa. Ed è proprio il ragioniere la causa dell'improvvisa e imprevista scena che mette in opera Peppino sconvolgendo e mandando all'aria il pranzo della domenica. La moglie sconvolta dalla scenata di gelosia, che è rivolta soprattutto a lei e che è il risultato delle incomprensioni che si sono accumulate e che hanno minato il rapporto della coppia, viene colta da un leggero malore. Assistita dalle cure premurose dei familiari passa la giornata domenicale mentre Peppino sconsolato e amareggiato, pentito da quanto ha fatto e detto, addolorato per aver causato il malessere della moglie, si sente incompreso da tutti. Arriva finalmente il lunedì: la famiglia Priore con animo più tranquillo riflette su quanto è accaduto il giorno prima e capisce che in fondo il motivo che ha fatto nascere il litigio della coppia è l'amore che ancora li unisce. Marito e moglie alla fine si dicono quello che finora hanno tenuto nascosto nei loro animi e dal chiarimento rinasce il ricordo del loro amore che ancora li terrà uniti.


La consiglio perché: dentro questa famiglia c'è tutto il senso della napoletanità e non solo; è un'analisi lucidissima, ma partecipe, del matrimonio, del significato reale del voler bene, dei rapporti tra giovani e vecchi; è una bellissima, elegante e, finalmente, innovativa edizione di una delle più belle commedie di Eduardo De Filippo!

19 aprile 2008

Fumo molto e in America di più: mi sono rifugiata a West Hollywood, un enclave di fumatori, sto in un albergo dove si fuma, faccio interviste fumando anche se mi guardano male.
Ho vissuto in Francia perché si fumava liberamente. Non mi resta che trasferirmi in Grecia…
In politica tifo Obama. Fa un discorso chiaro. Poi fuma: e chi fuma è sempre più tollerante.

(Marjane Satrapi)

18 aprile 2008

David di Donatello 2008... Vince tutto LA RAGAZZA DEL LAGO!


Miglior film
Migliore regista
Migliore regista esordiente
Migliore sceneggiatura
Migliore produttore
Migliore attore protagonista
Migliore direttore della fotografia
Migliore montatore
Migliore fonico di presa diretta
Migliori effetti speciali visivi

Fonte: Accademia del Cinema Italiano - Premi David di Donatello

17 aprile 2008

Nannarella 100


Evento dedicato alla figura artistica ed umana di Anna Magnani, si svolgerà unicamente il giorno lunedì, 21 aprile 2008, presso la Sala Umberto di Roma. Si partirà alle 9 con l'esposizione fotografica nel foyer del teatro, sempre alle ore 9 e successivamente alle ore 11 si svolgeranno le proiezioni riservate alle scuole ed agli under 30, del film 'Roma città aperta', di Roberto Rossellini. Alle 15 sarà proiettata la prima delle tre parti del documentario 'Nannarella 100' che proseguirà alle ore 17 ed alle ore 19. Alle 21.30 chiuderà la manifestazione lo spettacolo teatrale 'Raccontare la Magnani' di Mario Moretti. (Nannarella 100)


Clicca qui per visualizzare il programma completo.

15 aprile 2008

TUTTA COLPA DEGLI UOMINI

Via Vittorio Emanuele, 303 - Firenze

Il miracolo dell’amore porterà via il tuo dolore,
Quando il miracolo dell’amore tornerà sulla tua strada

Eurythmics

Cosa succede quando Cecilia si trova alla prese con il compleanno dei suoi trent’anni? Quel momento della vita che quando era piccola si immaginava con un marito meraviglioso, tre bambini e un cane… oggi lo passa da single (ancora!!!), in deprimente situazione di precariato lavorativo, con un, ottimisticamente definito, “fidanzato” che continua a rimandare convivenza e responsabilità, con un fratello debosciato abbandonato sull’altare, e la sua inseparabile amica Laura, eterosessuale fino a un minuto prima, che si dichiara perdutamente innamorata di lei?“Tutta colpa degli uomini” è una tragedia buffa dove tre giovani donne sui trent’anni si arrabattano comicamente alla ricerca di un equilibrio sentimentale che non trovano, di un punto di riferimento esistenziale che manca, o se non manca è comunque il meno convincente dei compromessi, quello che non basta mai per sentirsi veramente felici.Cecilia cerca le sue risposte ai continui fallimenti amorosi nella saggistica psicological-trash tipo: “Come fare tuo un uomo in dieci mosse e incastrarlo per sempre”, Laura in fuga totale dagli uomini prova a inventarsi un’omosessualità cui decide, con cieca risolutezza, di credere fortemente, Martina provoca continui shock emotivi a futuro sposo per testare se si stia sposando per amore o per inerzia. Tre donne insoddisfatte, vittime e carnefici dei propri uomini, cui attribuiscono ovviamente qualsiasi tipo di colpa, ma teneramente e disperatamente innamorate dell’amore cui sono pronte a sacrificare tutto purché dia loro un segno miracoloso della sua esistenza e le “porti via”.

13 aprile 2008

Vita di tutti i giorni...

Dicono che tutti i giorni dobbiamo mangiare una mela per il ferro e una banana per il potassio. Anche un'arancia per la vitamina C e una tazza di thè verde senza zucchero, per prevenire il diabete.
Tutti i giorni dobbiamo bere due litri d'acqua (sì, e poi pisciarli, che richiede il doppio del tempo che hai perso per berteli).
Tutti i giorni bisogna mangiare un Actimel o uno yogurt per avere i 'L. Cassei Defensis', che nessuno sa bene che cosa cavolo sono, però sembra che se non ti ingoi per lo meno un milione e mezzo di questi bacilli (?) tutti i giorni, inizi a vedere sfocato.
Ogni giorno un'aspirina, per prevenire l'infarto, e un bicchiere di vino rosso, sempre contro l'infarto. E un altro di bianco, per il sistema nervoso. E uno di birra, che già non mi ricordo per che cosa era. Se li bevi tutti insieme, ti può dare un'emorragia cerebrale, però non ti preoccupare perché non te ne renderai neanche conto.
Tutti i giorni bisogna mangiare fibra. Molta, moltissima fibra, finché riesci a cagare un maglione.
Si devono fare tra i 4 e 6 pasti quotidiani, leggeri, senza dimenticare di masticare 100 volte ogni boccone. Facendo i calcoli, solo in mangiare se ne vanno 5 ore. Ah, e dopo ogni pranzo bisogna lavarsi i denti, ossia dopo l'Actimel e la fibra lavati i denti, dopo la mela i denti, dopo il banano i denti... e così via finché ti rimangono dei denti in bocca, senza dimenticarti di usare il filo interdentale, massaggiare le gengive, il risciacquo con Listerine...
Bisogna dormire otto ore e lavorare altre otto, più le 5 necessarie per mangiare, 21. Te ne rimangono 3, sempre che non ci sia traffico.
Secondo le statistiche, vediamo la tele per tre ore al giorno. Già non si può, perché tutti i giorni bisogna camminare almeno mezz'ora per esperienza: dopo 15 minuti torna indietro (se no la mezz'ora diventa una).
Bisogna mantenere le amicizie perché sono come le piante, bisogna innaffiarle tutti i giorni. E anche quando vai in vacanza, suppongo.
Inoltre, bisogna tenersi informati, e leggere per lo meno due giornali e un paio di articoli di rivista, per una lettura critica.
Ah!, si deve fare sesso tutti i giorni, però senza cadere nella routine: bisogna essere innovatori, creativi, e rinnovare la seduzione. Bisogna anche avere il tempo di scopare per terra, lavare i piatti, i panni, e non parliamo se hai un cane o... dei FIGLI???

L'unica possibilità che mi viene in mente è fare varie cose contemporaneamente: per esempio, ti fai la doccia con acqua fredda e con la bocca aperta così ti bevi i due litri d'acqua.
Mentre esci dal bagno con lo spazzolino in bocca fai l'amore (tantrico) al compagno/a, che nel frattempo guarda la tele e ti racconta, mentre tu lavi per terra.
Ti è rimasta una mano libera??
Chiama i tuoi amici! E i tuoi!
Bevi il vino (dopo aver chiamato i tuoi ne avrai bisogno).
Il BioPuritas con la mela te lo può dare il tuo compagno/a, mentre si mangia la banana con l'Actimel, e domani fanno cambio.

Adesso ti lascio, perché tra lo yogurt, la mela, la birra, il primo litro d'acqua e il terzo pasto con fibra della giornata, già non so più cosa sto facendo però devo andare urgentemente al cesso. E ne approfitto per lavarmi i denti...

P.S. Per tutti i commenti inutili riguardo il mio tempo da perdere... vi è passato per la mente che non l'abbia scritto io, ma mi abbia solo colpito il racconto e quindi riportato? Geniali...

11 aprile 2008

VUOTI A RENDERE... in TV!

RAI DUE PALCOSCENICO

presenta


Questa sera, alle ore 24:40 su Rai Due, Palcoscenico, programma di Giovanna Milella e Alida Fanolli con la consulenza artistica di Felice Cappa, presenta “Vuoti a Rendere” con Valeria Valeri e Paolo Ferrari, testo scritto diversi anni fa da Maurizio Costanzo sul tema della vecchiaia e dei suoi “inconvenienti” a tutt’oggi molto attuale.

Due anziani coniugi – Federico e Isabella - anziani non decrepiti, si vedono obbligati a lasciare l’appartamento in cui vivono al proprio unico figlio, per consentirgli di abitare in città. Sono costretti così a ritirarsi come “vuoti a rendere” in una casetta di campagna, in un contesto tradizionalmente considerato più consono alle esigenze di persone di una certa età.

Intorno al baule che stanno approntando per la partenza, prendono corpo i ricordi di tutta una vita trascorsa insieme, con le immancabili speranze disattese, le aspettative e i sogni non realizzati, il disagio per un presente frustrante e un futuro incerto.

Federico sembra soffrire molto la situazione che fa emergere ancora di più la durezza delle occasioni mancate, dei torti subiti, delle opportunità mai colte e quindi rimpiante. Isabella sua moglie sembra voler ribaltare la situazione “punitiva” in un’occasione da sfruttare, quasi una sfida da raccogliere.


Certo vengono fuori le incomprensioni, le cose trascinate per anni e mai esplicitate, ma sono appunto incomprensioni, perché il cuore del rapporto è intatto e resiste alle cose mai dette e finalmente confessate, come il possibile tradimento mai consumato e forse mai nemmeno veramente desiderato. Il rimpianto per quel viaggio a Parigi tanto sognato e mai effettuato, la carriera di lui mortificata dalla poca fortuna e…



Malgrado la leggerezza dei toni, la vicenda affronta tasti seri e la morale che può apparire consolatoria e forse troppo semplificata racconta una verità semplice ma essenziale: l’amore c’è e resta inalterato e i due protagonisti, lungi dall’essere “vuoti a rendere”, trovano nella pienezza del reciproco sentimento la voglia di affrontare l’ennesima sfida.

- Dimmi una verità, Federico
- Tutte le verità, Isabella
- Dimmi una dolcezza, Federico
- Tutte le dolcezze, Isabella
- Raccontami di un sogno, di un desiderio, di un pensiero, di un tradimento, di una fedeltà, di una malattia…
- Isabella, nella storia di due persone che si vogliono bene, c’è spazio per tutta questa roba… Sì, bisogna poterci contare su tutte queste cose…
- L’amore è come un grande magazzino, dove uno ripone tutto e poi, all’occorrenza, tira fuori un po’ di paura, un po’ di tristezza, un po’ di angoscia, un po’ di felicità... Un magazzino, eh? Un gardaroba, uno spaccio!

Inutile sottolineare la prestazione di Paolo Ferrari e Valeria Valeri che riaffrontano ancora una volta, dopo molti anni, questo testo. Sotto la sapiente e discreta regia di Giancarlo Zanetti questi due fuori classe riescono a dare ai personaggi la credibilità e lo spessore che derivano certo da un sapiente mestiere, ma anche e forse soprattutto da una personale sensibilità umana di chi si cala in un ruolo semplicemente, come in una seconda pelle. (Rai.it - Palcoscenico)


“Vuoti a rendere” di Maurizio Costanzo debutta al Teatro Valle di Roma nel 1972 interpretato da Arnoldo Foà, che ne curerà la regia, e Cecilia Sacchi.
Nel 1985 grazie a Edoardo Padovani, che gestiva il Teatro Parioli, la commedia “ripartì” con la regia di Massimo Cinque e interpretata da Valeria Valeri e Paolo Ferrari. La produzione continuerà nel 1986/87. Poi un'altra sosta. Lo spettacolo verrà ripreso nel 1993 prodotto da Giancarlo Zanetti. La regia è firmata da Gianni Fenzi per la ditta Valeria Valeri e Paolo Ferrari.

La produzione continuerà nel 1994/95. Poi Valeri e Ferrari, dopo anni di successi, decidono di prendere strade diverse.

Nel 2006, in occasione dei 40 anni del Festival Borgio Verezzi, i due attori riprendono “Vuoti a rendere”. Giancarlo Zanetti lo produce e ne cura la regia. Per tutta la stagione 2006/07 lo spettacolo girerà nei teatri più importanti, dal San Babila di Milano allo Stabile di Catania. Per questa edizione le musiche sono di Luciano Francisci e la scenografia di Sebastiano Romani.

È una coppia teatrale straordinaria, se pensiamo che Valeria Valeri ha tagliato il traguardo degli 86 anni e Paolo Ferrari ha toccato gli 80.

Maurizio Costanzo ha dichiarato: “Mi hanno fatto sentire autore. Autore di repertorio non episodico”.


POST CORRELATI: VUOTI A RENDERE, THE SHOW MUST GO ON

10 aprile 2008

KAFKA SULLA SPIAGGIA


Di Haruki Murakami
Einaudi
€ 20,00



Un vecchio che capisce la lingua dei gatti e un quindicenne con la maturità di un adulto.Il primo fugge da un delitto sconvolgente, il secondo da una sconvolgente profezia. Inquietante, avvincente e visionario, Kafka sulla spiaggia è il romanzo che consacra Murakami come uno dei più grandi narratori contemporanei. (Einaudi)

Tutti possono raccontare una storia che assomiglia a un sogno, ma rari sono gli artisti che come Murakami ci danno l'illusione di sognarla. (The New York Times Book Review)


Lo consiglio perchè: è un testo che si lascia leggere facilmente, comunicando emozioni profonde... e l'incanto di una favola.

7 aprile 2008

Indifferenti


Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.

L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.

I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.

Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'èin essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.

Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.

Antonio Gramsci, La Città futura

4 aprile 2008

IL SOGNO INTERROTTO (40 ANNI FA)


Era il 28 agosto 1963 quando Martin Luther King, davanti ai 200 mila della Marcia per il lavoro e la libertà, al Lincoln Memorial di Washington, pronunciò il fatidico discorso: "I have a dream... Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere".

Il sogno si è interrotto il 4 aprile 1968, quando King, il più giovane Premio Nobel per la Pace della storia (a 35 anni), fu ucciso in Tennessee.

Fonte: VANITY FAIR - 09.04.2008

3 aprile 2008

Anna Bonaiuto legge Dante

LEGGERE DANTE
Voci per il Poeta

Saloncino del Teatro della Pergola
Via della Pergola, 30
(Firenze)

Ogni lettura sarà introdotta da Riccardo Bruscagli


3 aprile 2008, ore 16.30

Anna Bonaiuto
Giustizia




Cosa vuol dire, per Dante, la ‘giustizia’?

00 intro.pdf

01 Inferno.pdf

02 Convivio.pdf

03 Inferno 6.pdf

04 Purgatorio 16.pdf

05 Paradiso 18.pdf

06 Paradiso 06.pdf

07 Bibliografia.pdf


Immagini e testi: Leggere Dante

2 aprile 2008

5 per mille

http://www.tommasino.org/


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1 aprile 2008

Mattinata fiorentina