29 giugno 2007

Il Canto degli amanti


Il Canto degli amanti, di tutti coloro - cavalieri ed eroine dell'epica classica e del roman medioevale - che sono morti per/d' amore.

In nome dell'amore Dante chiama fuori dall'orda di spiriti dannati - eternamente trascinati dal vento - Paolo e Francesca. Essi si avvicinano al poeta e Francesca racconta la loro storia. La prima parte della storia descrive il loro amore secondo i clichè medioevali: passione irresistibile e morte. Nella seconda parte Francesca confessa che il loro amore nacque dalla lettura del romanzo di Lancillotto. Il libro e l'autore li avevano sedotti proprio come Ginevra e Lancillotto furono tratti in adulterio dal traditore Gallehault.


[…]
E come li stornei ne portan l'ali
nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
così quel fiato li spiriti mali
di qua, di là, di giù, di sù li mena;
nulla speranza li conforta mai,
non che di posa, ma di minor pena.
E come i gru van cantando lor lai,
faccendo in aere di sé lunga riga,
così vid'io venir, traendo guai,
ombre portate da la detta briga;
per ch'i' dissi: "Maestro, chi son quelle
genti che l'aura nera sì gastiga?".
"La prima di color di cui novelle
tu vuo' saper", mi disse quelli allotta,
"fu imperadrice di molte favelle.
A vizio di lussuria fu sì rotta,
che libito fé licito in sua legge,
per tòrre il biasmo in che era condotta.
Ell'è Semiramìs, di cui si legge
che succedette a Nino e fu sua sposa:
tenne la terra che 'l Soldan corregge.
L'altra è colei che s'ancise amorosa,
e ruppe fede al cener di Sicheo;
poi è Cleopatràs lussuriosa.
Elena vedi, per cui tanto reo
tempo si volse, e vedi 'l grande Achille,
che con amore al fine combatteo.
Vedi Parìs, Tristano"; e più di mille
ombre mostrommi e nominommi a dito,
ch'amor di nostra vita dipartille.
Poscia ch'io ebbi il mio dottore udito
nomar le donne antiche e ' cavalieri,
pietà mi giunse, e fui quasi smarrito.
I' cominciai: "Poeta, volontieri
parlerei a quei due che 'nsieme vanno,
e paion sì al vento esser leggeri".
Ed elli a me: "Vedrai quando saranno
più presso a noi; e tu allor li priega
per quello amor che i mena, ed ei verranno".
Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: "O anime affannate,
venite a noi parlar, s'altri nol niega!".
Quali colombe dal disio chiamate
con l'ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l'aere dal voler portate;
cotali uscir de la schiera ov'è Dido,
a noi venendo per l'aere maligno,
sì forte fu l'affettuoso grido.
"O animal grazioso e benigno
che visitando vai per l'aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
se fosse amico il re de l'universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c'hai pietà del nostro mal perverso.
Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che 'l vento, come fa, ci tace.
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove 'l Po discende
per aver pace co' seguaci sui.
Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.
Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense".
Queste parole da lor ci fuor porte.
Quand'io intesi quell'anime offense,
china' il viso e tanto il tenni basso,
fin che 'l poeta mi disse: "Che pense?".
Quando rispuosi, cominciai: "Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!".
Poi mi rivolsi a loro e parla' io,
e cominciai: "Francesca, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio.
Ma dimmi: al tempo dei dolci sospiri,
a che e come concedette Amore
che conosceste i dubbiosi disiri?".
E quella a me: "Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.
Ma s'a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante".
Mentre che l'uno spirto questo disse,
l'altro piangea; sì che di pietade
io venni men così com'io morisse.
E caddi come corpo morto cade.


(Dante Alighieri - La Divina Commedia - Inferno: Canto V°)


17 giugno 2007

LA BANDA DELLE CASSE DA MORTO


Di Nick Laird
Minimum Fax
€ 14,00



Danny Williams, 27 anni, vive a Londra e fa l’avvocato in un prestigioso studio legale: ha una casa di proprietà, un ottimo stipendio, ed è sicuro di essersi lasciato alle spalle la vita proletaria, turbolenta e provinciale del paesino dell’Irlanda del Nord da cui proviene. Finché un giorno non bussa alla sua porta Geordie, amico d’infanzia, pusher e piccolo truffatore, che stavolta è scappato coi soldi della gente sbagliata... Nel giro di cinque frenetici giorni (e molte pinte di birra) le loro esistenze si intrecciano con quelle di un gruppo terroristico e di una piccola azienda a rischio di smantellamento, di un killer non infallibile e di una tirocinante molto sexy: riuscirà Danny a salvarsi la pelle (e l’anima)?
Un romanzo scatenato e avvincente, dal ritmo perfetto e dalla scrittura raffinata: una storia scoppiettante da film d’azione che è anche una moderna riflessione sulla fedeltà ai propri affetti, ai propri ideali e a se stessi. (
Minimum Fax)




Lo consiglio perché: è un noir divertente, come solo i britannici sanno fare. Un mix di linguaggi, tra Nick Hornby e i film di Guy Ritchie.
Il romazo che ti piacerebbe aver scritto e che, invece, ti ritrovi solamente a leggere.

15 giugno 2007

8 DONNE E UN MISTERO

TITOLO ORIGINALE
8 Femmes [Francia, 2002]
REGIA
François Ozon
SCENEGGIATURA
François Ozon - Marina de Van (tratto da Huit Femmes di Robert Thomas)
INTERPRETI
Fanny Ardant, Emmanuelle Béart, Danielle Darrieux, Catherine Deneuve, Isabelle Huppert, Virginie Ledoyen, Firmine Richard, Ludivine Sagnier
FOTOGRAFIA
Jeanne Lapoirie
MONTAGGIO
Laurence Bawedin
MUSICHE
Krishna Levy
SCENOGRAFIA
Arnaud de Moléron
COSTUMI
Pascaline Chavanne
COREOGRAFIE
Sébastien Charles

Francia anni Cinquanta. In un paesino di provincia i membri di una famiglia alto borghese si ritrovano per festeggiare il Natale. Ma quest'anno non c'è nulla da festeggiare dal momento che il capo famiglia è stato assassinato. Ci sono otto donne che possono essere state l'autore o meglio l'autrice del delitto. Chi sarà fra loro? (TrovaCinema)


Lo consiglio perché: è una commedia diretta con glamour e ironia. Disseminata di citazioni colte e di stupefacenti stacchi musicali, che colpiscono con lievità e malinconia. Una gara di bravura fra attrici al limite dell’esercizio scolastico: la radiosa Fanny Ardant, l’ironica e sempre sperimentatrice Catherine Deneuve, la bellissima (ma non solo) Emmanuelle Beart e la mitica Danielle Darrieux. Isabelle Huppert, poi, è la più caricaturale, ma è sempre piacevole vederla recitare; Virginie Ledoyen, invece, esce dal glamour di ragazza copertina dimostrando talento, così come le meno famose Firmine Richard e Ludivine Sagnier. Un film da gustare e meditare. Da rivedere e ripensare. Assolutamente imperdibile.

14 giugno 2007

Cortona in festival


Nove giorni di eventi culturali e spettacoli e di incontri con poeti, scrittori, editori, musicisti, pittori, scultori, critici, produttori di caffè e attori: il tutto tra una tazzina di caffè e l’alta. È ‘Poetry and Coffee’, in programma dal 23 giugno al 1° luglio a Cortona (AR). L’apertura del festival prevede, a Palazzo Casali, l’inaugurazione di una mostra fotografica su Alda Merini con la proiezione nel cortile di un video artistico sulla poetessa; nell’atrio di Palzzo Ferretti, l’apertura della mostra ‘Microscopie’ di Aldo Frangioni; nella Chiesa di S. Agostino, l’apertura della mostra ‘Equilibrio’ e la performance musicale della pianista Aki. Tra i numerosi eventi si segnalano: il 24, incontro d’autore al Caffè Tuscher e concerto jazz del Gradus Trio nel cortilo di Palazzo Casali. Il 25, al Caffè Tuscher, presentazione della rivista ‘Cafferelli’ e reading di poesie con musiche di Mimmo Castellano. Il 26, spettacolo teatrale nel cortile di Palazzo Casali. Il 30, presentazione del libro ‘Poesia toscana del ‘900’. Chiusura il 1° luglio con lo spettacolo teatrale ‘Bucce d’arancio’.
(David Meccoli – Toscana Tascabile n.6 – Giugno 2007)

11 giugno 2007

La Luisona

Al bar Sport non si mangia quasi mai. C’è una bacheca con delle paste, ma è puramente coreografica. Sono paste ornamentali, spesso veri e propri pezzi d’artigianato. Sono lì da anni, tanto che i clienti abituali, ormai, le conoscono una per una. Entrando dicono: “La meringa è un po’ sciupata, oggi. Sarà il caldo”. Oppure: “E’ ora di dar la polvere al krapfen”. Solo, qualche volta, il cliente occasionale osa avvicinarsi al sacrario. Una volta, ad esempio, entrò un rappresentante di Milano. Aprì la bacheca e si mise in bocca una pastona bianca e nera, con sopra una spruzzata di quella bellissima granella in duralluminio che sola contraddistingue la pasta veramente cattiva. Subito nel bar si sparse la voce: “Hanno mangiato la Luisona!”. La Luisona era la decana delle paste, e si trovava nella bacheca dal 1959. Guardando il colore della sua crema i vecchi riuscivano a trarre le previsioni del tempo. La sua scomparsa fu un colpo durissimo per tutti. Il rappresentante fu invitato a uscire nel generale disprezzo. Nessuno lo toccò, perchè il suo gesto malvagio conteneva già in sé la più tremenda delle punizioni. Infatti fu trovato appena un’ora dopo, nella toilette di un autogrill di Modena, in preda ad atroci dolori. La Luisona si era vendicata.La particolarità di queste paste è infatti la non facile digeribilità. Quando la pasta viene ingerita, per prima cosa la granella buca l’esofago. Poi, quando la pasta arriva al fegato, questo la analizza e rinuncia, spostandosi di un colpo a sinistra e lasciandola passare. La pasta, ancora intera, percorre l’intestino e cade a terra intatta dopo pochi secondi. Se il barista non ha visto niente, potete anche rimetterla nella bacheca e andarvene.
(Stefano Benni - Bar Sport)

9 giugno 2007

IRMA LA DOLCE

TITOLO ORIGINALE
Irma la douce [Usa, 1963]
REGIA
Billy Wilder
SCENEGGIATURA
Billy Wilder, I. A. L. Diamond, dal testo teatrale di Alexandre Breffort
CAST
Shirley MacLaine [Irma la dolce]
Jack lemmon [Nestor Patou/Lord X]
Lou Jacobi [Moustache]
FOTOGRAFIA
Joseph LaShelle
MONTAGGIO
Daniel Mandell
MUSICHE ORIGINALI
Marguerite Monnot, André Previn
SCENOGRAFIA
Alexander Trauner
COSTUMI
Orry-Kelly

Nestor è un giovane con una vita sentimentale decisamente complicata. Il suo lavoro è gestire gli "affari" di Irma la dolce, un'orgogliosa e redditizia prostituta. Il suo problema è che ne è disperatamente innamorato. Ma come è possibile rendere fedele una parigina popolare come lei? Semplice: travestendosi da anziano lord inglese che immediatamente diventa suo cliente esclusivo e sua unica fonte di guadagno! Cosa potrà fare il giovane Nestor, innamoratissimo e geloso, quando Irma dichiara di essere innamorata di non lui ma del vecchio lord rimbambito?
Irma la dolce, vincitrice di un premio Oscar, vede ancora una volta insieme la coppia Lemmon e MacLaine (la cui interpretazione le è valsa una candidatura all'Oscar come Migliore Attrice) in una commedia trasgressiva e deliziosamente romantica, diretta e co-scritta da Billy Wilder. (MGM.com)


Lo consiglio perché: è un film strepitoso, ambientato in una Parigi ricostruita con gusto teatrale e scandito da una girandola di gag straordinarie. I più "candidi" possono perfino commuoversi nelle parentesi sentimentali del duo Lemmon-MacLaine… la migliore coppia rosa del dopoguerra.


Curiosità: Il mestiere di Nestor Patou permette a Wilder l’invenzione di uno dei più graffianti, spiritosi e allusivi giochi di parole di cui era maestro: le colleghe di Irma costituiscono un sindacato chiamato "The Mecs of Paris Protective Association", abbreviato in MPPA, che nella realtà è l’acronimo della potente Motion Picture Producer Association.

8 giugno 2007

Bach, sentieri e radure

In ricordo di una bella serata con Chiara... e Mirko!

Nelle Passioni bachiane ciò da cui non puoi scappare è il ritmo. Sono narrazione e preghiera. Ma innanzitutto sono una liturgia di tempi. Il tempo veloce, scarno, tagliente del racconto, e quello infinito della preghiera. L’evangelista canta i versetti evangelici, con una voce che vorrebbe essere scrittura su pietra e che ogni tanto si incrina come la voce di uno che c’era, lì, in quel momento, quando l’hanno ucciso, proprio lì. Stacca i suoi versetti evangelici, solo un po’ appesantiti dai fonemi tedeschi, e quello è come un sentiero. Poi si ferma. E quello che c’è dopo è radura, e sospensione, e infinito. Un corale: che pure è geometria pura, è architettura perfetta, è spazio che non finisce, è orizzonte e non limite, è prospettiva a perdita d’occhio. Il tempo arrestato della preghiera. Sentiero e poi radura. Sentiero e poi radura. Ripetilo per due ore e diventa un ipnotico ritmo dell’anima a cui non puoi sfuggire. Anche se poi pensi ad altro, è su quel ritmo che balli, coi tuoi pensieri.



(Alessandro Baricco - Barnum)

5 giugno 2007

IL DIARIO DI JANE SOMERS

Di Doris Lessing
UNIVERSALE ECONOMICA FELTRINELLI
€ 8,00


Janna, bella ed elegante, con alle spalle un solido successo professionale, conosce una piccola e vecchia signora, Maudie, e da questo incontro casuale nasce una stretta amicizia, un legame quasi simbiotico. La prima comincia a condividere le manie e le abitudini della seconda, i suoi malanni senili, e viene così a contatto con un mondo disordinato e dolente ma anche affascinante, che le permette di scoprire dimensioni esistenziali da lei ignorate fino a quel momento. Il diario di Jane Somers si configura, nel panorama contemporaneo della letteratura in lingua inglese, come uno dei più impietosi esperimenti di autoanalisi mai compiuti da uno scrittore. (FELTRINELLI)


Lo consiglio perché: … ci sono donne che hanno voluto cambiare il loro posto nel mondo ed hanno rifiutato di esprimere se stesse solo nella famiglia. Si sono inventate un'idea, un'azione. Alcune non hanno avuto dei figli, altre non si sono neanche sposate, tutte hanno rifiutato di essere dipendenti da qualcuno ed hanno provato disagio se qualcuno era dipendente totalmente da loro. Se quelle donne leggono (o hanno letto, come me) Il diario di Jane Somers, riceveranno un calcio allo stomaco. Non solo perché ad una certa età il futuro del corpo e della mente che decadono diventa più visibile ma soprattutto perché ora c'è un compito che non si può evitare e neanche del tutto gestire socialmente: la morte dei propri vecchi. E ci vuole una persona per stare vicino ad una persona.
La storia di Janna e Maudie mi ha colpito duramente, mi ha fatto capire qualcosa che prima non avevo capito e mi ha confermato qualcosa che ho sempre pensato: possiamo essere padri, madri, figli e nipoti anche al di fuori della famiglia istituzionalmente definita, anzi probabilmente lo dobbiamo.

4 giugno 2007

Donne all'opera

È più forte di me.

Devo assolutamente prendere provvedimenti.

Non posso andare tutte le volte all'opera e, pur sapendo che finirà in tragedia, aspettare l'happy end.

Sarà che ho un innato senso del lieto fine, io che ancora mi dispero rivedendo la scena del cacciatore che spara alla mamma di Bambi. È che 'ste eroine romantiche son tutte delle deliziose sfigate senza scampo, sensa cugnisiun [senza buon senso].

Il brutto è che lo capisci da subito.

Norma si fa alla brace, Butterfly si affetta con un pugnale, Tosca si schianta da un parapetto. Lucia di Lammermoor tira l'ala battendo i coperchi e Aida si seppellisce viva nella tomba di Radames. Per non parlare di Violetta e Mimì, due tisiche di gran classe.

È vero che da una tragedia non ti puoi aspettare più di tanto, ma le donne crepano a tambur battente.

Anche tu, Aida... lo sapevi da prima come erano fatti gli egizi: si mettono di profilo, ti guardano con l'occhietto sifulo e poi ti fregano.

E quell'altra? Sì, ti chiamano Mimì, ma il tuo nome è Lucia... No, dolcezza, ti chiamo io cretina, con 'ste mani ghiacciate come due stick all'anice. Svegliati! Fattele scaldare da qualcun altro, non da quel pezzente di Rodolfo che non ci ha neanche gli occhi per piangere e dipinge come un madonnaro di Alassio.

E la Butterfly? Lei e il suo chignon? Pinkerton è uscito a prendere le sigarette e per tre anni non si è più fatto vivo. E tu lo aspetti? Sei scema? Cio-cio-san? Ascolta me. Fatti sbatterflare da qualcun altro, vedi che fil di fumo.

E poi Violetta. La vera, assoluta e grandissima eroina romantica. Naturalmente tisica. Si innamora di quel rintronato di Alfredo, libano belli ebeti dai loro calici, vanno pure a convivere... niente. Arriva Germont (che ci ha pure il nome di un camembert) a sfinire l'esistenza. E lei bella tisica, con i giorni che si contano sulle dita di una mano, rinuncia all'amore, rinuncia ad Alfredo, pura siccome un angelo ma idiota come una tinca. Hai un bel dire «Parigi o cara»: la penicillina non c'è e tu ci rimani, santa donna che sei.

Io non capisco. Più che opere liriche mi sembrano puntate speciali di cronaca nera.
(Luciana Littizzeto - Sola come un gambo di sedano)

2 giugno 2007

Dodici perle tra favole, fiori ed elefanti.

Ma, insomma, si può sapere cosa vuoi?
Voglio la favola.
(Federico Moccia – Scusa ma ti chiamo amore)

Quando gli rispondevo: "Scrittore", mi ripeteva:
Le ho chiesto la professione.
(Francesco Piccolo – Scrivere è un tic. I metodi degli scrittori)

I libri voluminosi fanno gola, è un po’ come sedersi a una tavola riccamente imbandita. (Ryszard Kapuscinski – In viaggio con Erodoto)

L’essenziale è invisibile agli occhi.
(Antoine de Saint-Exupéry – Il piccolo principe)

Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma.
(Cesare Pavese – Il mestiere di vivere)

Quando gli elefanti combattono è l’erba a soffrire.
(Proverbio africano)

Non puoi volere una zebra e non accettare le sue strisce.
(Andrea De Carlo – Pura vita)

Sapeva ascoltare, e sapeva leggere. Non i libri, quelli sono buoni tutti, sapeva leggere la gente.
(Alessandro Baricco – Oceano mare)

Il bene di un libro sta nell’essere letto. Un libro è fatto di segni che parlano di altri segni, i quali a loro volta parlano delle cose.
(Umberto Eco – Il nome della rosa)

Nel mondo tutto è sopraffazione, vita concimata a morte. Anche il fiore. Eppure il fiore mi fa vacillare la certezza.
(Erri De Luca – Solo andata)

Leggo gli usati perché le pagine molto sfogliate e unte dalle dita pesano di più negli occhi, perché ogni copia di libro può appartenere a molte vite e i libri dovrebbero stare incustoditi nei posti pubblici e spostarsi insieme ai passanti che se li portano dentro per un poco, e dovrebbero morire come loro, consumati dai malanni, infetti, affogati giù da un ponte come i suicidi, ficcati in una stufa d’inverno, strappati dai bambini per poter farne barchette, insomma ovunque dovrebbero morire tranne che di noia e di proprietà privata, condannati a una vita in uno scaffale.
(Erri De Luca – Tre cavalli)

Una verità può essere colta da un passante, un estraneo può trasmetterla più fedelmente di chi la conosce e la patisce.
(Erri De Luca – Il contrario di uno)


Fonte: VANITY FAIR 07.06.2007

1 giugno 2007

LEGGERE LOLITA A TEHERAN


Di Azar Nafisi
ADELPHI
€ 10,00


Nei due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, mentre le strade e i campus di Teheran erano teatro di violenze barbare, Azar Nafisi ha dovuto cimentarsi nell'impresa di spiegare a ragazzi e ragazze, esposti in misura crescente alla catechesi islamica, una delle più temibili incarnazioni del Satana occidentale: la letteratura. È stata così costretta ad aggirare qualsiasi idea ricevuta e a inventarsi un intero sistema di accostamenti e immagini che suonassero efficaci per gli studenti e, al tempo stesso, innocui per i loro occhiuti sorveglianti. Il risultato è un libro che, oltre a essere un atto d'amore per la letteratura, è anche una beffa giocata a chiunque tenti di proibirla. (
Adelphi Edizioni)



Lo consiglio perché: alimenta la speranza in un mondo in cui accanto ai diritti individuali ci sia anche quello all'immaginazione, che presume la libertà di circolazione per le idee e, soprattutto, per le opere di letteratura.