31 dicembre 2007

Pensierino della sera...

Caro 2007, ci dispiace immensamente
ma non possiamo fare diversamente.

Siamo stati insieme per un anno
e di cose belle ed anche brutte
ne abbiamo passate tante.

Non ce ne volere
ma ci hanno detto che il 2008
potrebbe essere migliore di te
ed allora abbiamo deciso
di aspettarlo con fiducia affinché
ci possa portare quello che
non hai potuto darci te.

Come sempre ci auguriamo
che siano tutte cose buone.

Noi ci speriamo tantissimo.

Non ce ne volere
ma siamo pronti a ricevere
questo nuovo anno che
sta per arrivare con tanta fiducia.

Che Dio possa darci
una mano
affinché sia veramente
così.

BUON 2008!

29 dicembre 2007

[La Tv Delle Ragazze] Eau De Scamorze, Spot Sputa-Line e Detersivo




25 dicembre 2007

Merry Christmas!

24 dicembre 2007

WE ARE THE WORLD



There comes a time
When we need a certain call
When the world must come together as one
There are people dying
Oh and it’s time to lend a hand to life -
The greatest gift of all
We can’t go on pretending day by day
That someone, somewhere
will soon make a change
We are all part of God’s great big family
And the truth you know, love is all we need

We are the world, we are the children
We are the ones who make a brighter day
So let’s start giving
There’s a choice we’re making
We’re saving our own lives
It’s true we’ll make a better day, just you and me
We’ll send them your heart
So they know that someone cares
And their lives will be stronger and free
As God has shown us
By turning stone to bread
And so we all must lend a helping hand
We are the world, we are the children
We are the ones who make a brighter day
So let’s start givingThere’s a choice we’re making
We’re saving our own lives
It’s true we’ll make a better day, just you and me
When you’re down and out
There seems no hope at all
But if you just believe
There’s no way we can fall
Well, let us realize
That a change can only come
When we stand together as one
We are the world, we are the children
We are the ones who make a brighter day
So let’s start giving
There’s a choice we’re making
We’re saving our own lives
It’s true we’ll make a better day, just you and me
We are the world, we are the children
We are the ones who make a brighter day
So let’s start giving
There’s a choice we’re making
We’re saving our own lives
It’s true we’ll make a better day, just you and me
We are the world, we are the children
We are the ones who make a brighter day
So let’s start giving
There’s a choice we’re making
We’re saving our own lives
It’s true we’ll make a better day, just you and me
We are the world, we are the children
We are the ones who make a brighter day
So let’s start giving
There’s a choice we’re making
We’re saving our own lives
It’s true we’ll make a better day, just you and me
It’s true we’ll make a better day, just you and me


We Are the World,
USA for Africa
1985

20 dicembre 2007

IN NOME DELLA MADRE


Di Erri De Luca
FELTRINELLI
€ 7,50


“In nome del padre”:
inaugura il segno della croce.
In nome della madre
s’inaugura la vita.



L’adolescenza di Miriam/Maria smette da un’ora all’altra. Un annuncio le mette il figlio in grembo. Qui c’è la storia di una ragazza, operaia della divinità, narrata da lei stessa. Qui c’è l’amore smisurato di Giuseppe per la sposa promessa e consegnata a tutt’altro. Miriam/Maria, ebrea di Galilea, travolge ogni costume e legge. Esaurirà il suo compito partorendo da sola in una stalla. Ha taciuto. Qui narra la gravidanza avventurosa, la fede del suo uomo, il viaggio e la perfetta schiusa del suo grembo. La storia resta misteriosa e sacra, ma con le corde vocali di una madre incudine, fabbrica di scintille. (Erri De Luca)



"Questo libro è un inno all’ Amore: Erri De Luca ha raccontato la nascita di Gesù attraverso una sorta di diario di Maria Vergine. Ma facendo in modo che in questo “diario” si possano riconoscere la femminilità e il coraggio delle donne. Di tutte le donne.” (Stefano Clerici, la Repubblica, 6.11.2006) “Importante e di grande merito questo sforzo di Erri De Luca di raccontare la nascita di Gesù come puro e semplice mistero della nascita in cui tutti noi, cristiani e non, siamo coinvolti. Come inaugurazione della vita, di raccontare quel mistero non tanto in termini laici quanto con il linguaggio corporale che abolisce la distanza tra l’eccezionalità dell’evento e l’esperienza quotidiana senza privarlo di intensità esistenziale (di maestà sacrale). Il risultato è un testo di accattivante lettura tra una pagina della Bibbia e il racconto di una cronaca di oggi. (Angelo Guglielmi, l’Unità, 07/11/2006)



Lo consiglio perché: è un racconto di una bellezza e di un amore immenso, viscerale. Un piccolo libro, che vi lascerà commossi e grati di fronte al mistero della nascita, di fronte al divino che si manifesta, di fronte all' amore, alla paura ed al dolore di ogni madre che teme per suo figlio.

16 dicembre 2007

Storia di una formica

Tutti i giorni, molto presto, arrivava in ufficio la Formica produttiva e felice. Là trascorreva i suoi giorni, lavorando e canticchiando una vecchia canzone d'amore. Era produttiva e felice ma, ahimè, non era supervisionata. Il Calabrone, gestore generale, considerò la cosa impossibile e creò il posto di supervisore, per il quale assunsero uno Scarafaggio con molta esperienza. La prima preoccupazione dello Scarafaggio fu standardizzare l'ora di entrata e di uscita e preparò pure dei bellissimi report. Ben presto fu necessaria una segretaria per aiutare a preparare i report, e quindi assunsero una Ragnetta, che organizzò gli archivi e si occupò del telefono. E intanto la formica produttiva e felice lavorava e lavorava. Il Calabrone, gestore generale, era incantato dai report dello Scarafaggio supervisore, e così finì col chiedere anche quadri comparativi e grafici, indicatori di gestione ed analisi delle tendenze. Fu quindi necessario assumere una Mosca aiutante del supervisore e fu necessario un nuovo computer con stampante a colori. Ben presto la Formica produttiva e felice smise di canticchiare le sue melodie e cominciò a lamentarsi di tutto il movimento di carte che c'era da fare. Il Calabrone, gestore generale, pertanto, concluse che era il momento di adottare delle misure: crearono la posizione di gestore dell'area dove lavorava la Formica produttiva e felice. L'incarico fu dato ad una Cicala, che mise la moquette nel suo ufficio e fece comprare una poltrona speciale. Il nuovo gestore di area - chiaro ebbe bisogno di un nuovo computer e quando si ha più di un computer è necessaria una Intranet. Il nuovo gestore ben presto ebbe bisogno di un assistente (Remora, già suo aiutante nell'impresa precedente), che l'aiutasse a preparare il piano strategico e il budget per l'area dove lavorava la Formica produttiva e felice. La Formica non canticchiava più ed ogni giorno si faceva più irascibile."Dovremo commissionare uno studio sull'ambiente lavorativo, un giorno di questi", disse la Cicala. Ma un giorno il gestore generale, al rivedere le cifre, si rese conto che l'unità, nella quale lavorava la Formica produttiva e felice, non rendeva più tanto. E così contattò il Gufo, prestigioso consulente, perché facesse una diagnosi della situazione. Il Gufo rimase tre mesi negli uffici ed emise un cervellotico report di vari volumi e di vari milioni di euro, che concludeva: "C’è troppa gente in questo ufficio."E cosi il gestore generale seguì il consiglio del consulente e licenziò la Formica incazzata, che prima era felice.

Morale:
Non ti venga mai in mente di essere una Formica produttiva e felice. È preferibile essere inutile e incompetente. Gli incompetenti non hanno bisogno di supervisori, tutti lo sanno. Se, nonostante tutto, sei produttivo, non dimostrare mai che sei felice. Non te lo perdoneranno. Inventati ogni tanto qualche disgrazia, cosa che genera compassione. Se nonostante tutto, ti impegni ad essere una Formica produttiva e felice, mettiti in proprio, almeno non vivranno sulle tue spalle calabroni, scarafaggi, ragnetti, mosche, cicale, remore e gufi.

14 dicembre 2007

Il ragù di Eduardo

Per fare un ragù alla napoletana come Eduardo comanda ci vuole: un bel pezzo di carne di annecchia (il girello), una grossa cipolla, della conserva di pomodoro (meglio se fatta in casa), olio extra vergine d’oliva, sale, mezzo bicchiere di vino bianco, odori per la carne. Affettare la cipolla e farla soffriggere nell’olio d’oliva in un tiano di terracotta o una casseruola di rame, legare la carne con gli odori e farla cuocere con la cipolla bagnandola con il vino; quando è evaporato il vino e si è sciolta la crosticina sulla carne, aggiungere la conserva di pomodoro e lasciare cuocere finché il sugo non si è ristretto. A questo punto togliere la carne e metterla in un piatto da portata, mettere un cucchiaio di legno sulla casseruola in modo che il coperchio rimanga un poco sollevato e lasciare peppiare per quattro o cinque ore. Avvertimenti per fare del ragù un’opera d’arte: la cipolla va fatta soffriggere lentamente per farla consumare attorno alla carne fino a creare una crosta nera; via via che ci si versa sopra il vino bianco, la crosta si scioglie e si ottiene così quella sostanza dorata e caramellosa che si amalgama con la conserva di pomodoro quando il vero ragù è riuscito alla perfezione. (Sabato, domenica e lunedì, Atto I)

11 dicembre 2007

VUOTI A RENDERE



Vuoti a rendere di Maurizio Costanzo
Con
Valeria Valeri e Paolo Ferrari
Regia di Giancarlo Zanetti
Musiche di Luciano Francisci
Scenografie di Sebastiano Romani
Costumi di Teresa Acone
Produzione Lux T


TEATRO PARIOLI (RM)
Fino al 23 Dicembre




Tra divertimento e malinconia, tra un presente sbiadito e un futuro smorzato dalla nostalgia, “Vuoti a rendere” è un momento di riflessione che una coppia matura si concede, alla fine della più lunga tappa della propria vita.
Federico e Isabella, come sempre più spesso accade, vengono sfrattati dalla loro casa, quel tetto coniugale che li ha visti protagonisti per più di vent’anni. La tragedia, almeno per quel brontolone di Federico è che a sfrattarlo è quell’unico figlio messo al mondo: Marcello.
Come “vuoti a rendere”, mamma e papà vengono spediti in campagna, luogo che più si addice a quella che con un dolce eufemismo viene definita la “mezza età”, il tempo cioè in cui la vita appannata dagli anni, si riduce drammaticamente degli spazi dedicati ai progetti, al futuro.
Il trasloco è dunque la metafora del cambiamento di rotta, l’occasione per il bilancio di una vita passata tra mille frustrazioni, mille equivoci, mille sogni non realizzati, come quell’ingenua infatuazione, mai confessata, di Isabella. Un adulterio mai consumato, una tenera concessione alla voglia di ripercorrere emozioni e sentimenti di un altro tempo. Quel romantico viaggio a Parigi sempre sognato e mai realizzato. Le speranza di una carriera professionale, frenata dal raccomandato di turno, e poi la casa frutto di tanti sacrifici, ricompensati con uno sfratto. E insieme ai bauli che si chiudono, pronti per il viaggio, Federico e Isabella celebrano il tempo che fu, stretti sempre e comunque da un affettuoso legame che li ha visti percorrere insieme i difficili sentieri della vita di coppia. La commedia è divertente e sorprende il pubblico in un abbraccio commovente.






Lo consiglio perchè: è un'opera che fa riflettere sulle condizioni di vita degli anziani, che spesso vengono messi da parte dalla società, o peggio, dai loro figli; un problema sempre attuale e reale che vede la tragedia di molti pensionati, che dopo aver trascorso una vita di sacrifici sono costretti ad uscire dalle loro case. La piecè si immerge in questa realtà e la racconta con malinconia e divertimento, grazie anche alla splendida interpretazione di Valeria Valeri e Paolo Ferrari.

2 dicembre 2007

VITA NELLA TERRA DI LATTE E MIELE


Ponte Alle Grazie
€ 10,00



"Non volevo, io, vivere una vita qualunque. Non una noiosa vita borghese come tutti. Volevo andare là, in Israele, nella terra promessa, e realizzare non solo un mio sogno, ma anche il sogno di mio padre e di mia madre, di tutta la mia famiglia, dei miei avi per dieci generazioni. Iniziare in Israele una seconda vita in cui mi sarei sentita meno goffa e impacciata e depressa.Ero stata un disastro fino ad allora. I miei pessimi risultati a scuola lo avevano provato chiaramente. E mi sentivo anche grassa, brutta e poco popolare. Non vedevo l’ora di ricominciare da capo...Di certezze non ne avevo. Sapevo solo di avere una grande forza dentro, e una grande ambizione di farcela, di superare quella seconda prova decisiva, in un altro paese, nel mio paese. E sapevo anche che ce l’avrei messa tutta, non mi sarei mai risparmiata e avrei fatto di tutto per riuscirci. Anzi, ero certa di farcela, perché non avevo altra scelta. Non avrei mai potuto tornare indietro, i miei genitori ne sarebbero morti di dolore. E io di vergogna e di rabbia. Sarei rimasta li per sempre, e così fu."




Cosa succede nel cuore e nella mente di una donna che vive a Tel Aviv, a Gerusalemme, a Betlemme o a Gaza? Con la sincerità e l’immediatezza che i lettori dei suoi reportage ben conosco, Manuela Dviri ci racconta la sua storia: la scelta di lasciare l’Italia e trasferirsi in Israele e, scelta forse ancora più coraggiosa, di rimanervi; il dolore per la perdita di un figlio giovanissimo, soldato nell’esercito israeliano, perdita inutile, che non trova alcuna giustificazione politica o militare; la battaglia pacifista e le conseguenti accuse di tradimento e di opportunismo.Una testimonianza forte, toccante, che racconta uno dei più tragici conflitti del nostro tempo passando attraverso le ragioni del cuore che sembrano alla fine essere le sole ad indicarci la strada giusta, quella che porta lontano dalle guerre, dall’iniquità, dal dolore. (Casa Editrice Ponte Alle Grazie)



"Le tragedie del Medioriente sono tragedie della luce, del contrasto tra il sole abbagliante e l’oscurità dell’ombra, tra «ciò che sta fuori», che accieca e brucia, e «ciò che sta dentro», perso nelle profondità del buio. E non a caso, attorno a questo contrasto, si muove anche Terra di latte e miele. Il percorso che segue la protagonista si svolge dentro e fuori questo confine di luce e ombra: da un lato, i grandi temi collettivi, l’identità di un popolo, la sua epica e le sue ferite sempre aperte – e dall’altro l’intimità più profonda di una persona, le sue speranze, i suoi ricordi, i suoi affetti spezzati. E il suo bisogno di vita, di gioia, di pace. Per tutti. E nonostante tutto..." (Silvano Piccardi)




Lo consiglio perché: continui a leggerlo tuo malgrado. Malgrado la commozione che cresce, malgrado la rabbia che ti prende, malgrado l'estrema dolcezza e durezza del racconto. E' un testo che urla, piange, gioisce, fa tutto da sé. Non ci trovi parole messe lì ad arte, ci trovi tutto l'immenso groviglio di dolore che l'autrice va dipanando per trasformare il suo lutto scandaloso ed inaccettabile in una risorsa positiva per il mondo intero. Perché le sorti del suo paese sono, in qualche modo, le sorti del mondo intero.





TERRA DI LATTE E MIELE
di Manuela Dviri
con la collaborazione di Silvano Piccardi

Regia
Silvano Piccardi
Scene Marco Capuana
Musiche Luigi Cinque
Personaggi
Leah, Ottavia Piccolo
Il figlio di Leah, Enzo Curcuru’

1 dicembre 2007

Elena e Maurizio

Kahlil Gibran – Sul matrimonio


- Allora Almitra di nuovo parlò e disse:
Che cos’è il Matrimonio, maestro?


E lui rispose dicendo:

Voi siete nati insieme e insieme starete per sempre.
Sarete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni.
E insieme nella silenziosa memoria di Dio.
Ma vi sia spazio nella vostra unione,
E tra voi danzino i venti dei cieli.
Amatevi l’un l’altro, ma non fatene una prigione d’amore:
Piuttosto vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime.
Riempitevi l’un l’altro le coppe, ma non bevete da un’unica coppa.
Datevi sostentamento reciproco, ma non mangiate dello stesso pane.
Cantate e danzate insieme e state allegri, ma ognuno di voi sia solo,
Come sole sono le corde del liuto, benché vibrino di musica uguale.
Donatevi il cuore, ma l’uno non sia di rifugio all’altro,
Poiché solo la mano della vita può contenere i vostri cuori.
E siate uniti, ma non troppo vicini;
Le colonne del tempio si ergono distanti,
E la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro.