31 dicembre 2008

Anno vecchio - Anno nuovo


L'anno vecchio se ne va, e mai più ritornerà,
io gli ho dato una valigia di capricci e impertinenze,
di lezioni fatte male, di bugie e disubbidienze,
e gli ho detto: "Porta via! questa è tutta roba mia".

Anno nuovo, avanti avanti,
ti fan festa tutti quanti,
tu la gioia e la salute porta ai cari genitori,
ai parenti ed agli amici rendi lieti tutti i cuori,
d'esser buono ti prometto, anno nuovo benedetto

BUON 2009 A TUTTI!

28 dicembre 2008

QUEL CHE RESTA DI MIO MARITO


INTERPRETATO DA
Jessica Lange, Joan Allen, Kathy Bates,
Tom Skerritt, Christine Baranski, Victor Rasuk,
Tom Amandes, Tom Wopat

DIRETTO DA
Christopher N. Rowley

GENERE
Commedia

DURATA
93 minuti


Tre amiche, una vecchia Cadillac decappottabile e una missione molto speciale: è l’inizio di una commedia on the road tutta al femminile, affidata a un cast d’eccezione che vede insieme per la prima volta tre delle più grandi attrici del cinema americano, il due volte premio Oscar Jessica Lange, il premio Oscar Kathy Bates e la candidata all’Oscar Joan Allen. Tra risate, confidenze, litigi e incontri avventurosi, la lunga corsa delle protagoniste verso la California diventa un viaggio alla scoperta di una nuova vita e di una libertà che sembravano aver dimenticato.


Arvilla Holden (Jessica Lange) ha appena perso suo marito, Joe, dopo vent’anni di matrimonio e di intesa perfetta. Quando l’odiosa figliastra Francine reclama le ceneri del padre (che Arvilla ha promesso di spargere al vento), minacciando altrimenti di toglierle la casa, la donna accetta di mettersi in viaggio per la California, portandosi dietro l’urna di Joe. A bordo di una Cadillac Bonneville rossa fiammante le fanno compagnia le sue migliori amiche, Margene e Carol (Kathy Bates e Joan Allen), che decidono di non lasciarla sola in questa avventura.


Se per Carol, la più timida, si tratta di una delle rare occasioni di separarsi dal marito e dai figli, Margene è ancora single e sprizza entusiasmo e ironia: così, mentre le tre donne attraversano i grandi spazi aperti dell’America, quello che sembrava dover essere un viaggio malinconico diventa l’occasione per tornare ad assaporare la libertà di un tempo e le gioie dell’amicizia. A rendere il tragitto ancora più ricco di sorprese sono gli incontri con il giovane autostoppista Bo (Victor Rasuk), e con il prestante Emmett (Tom Skerritt), camionista e gentiluomo che si lancia nel corteggiamento di Margene, con esiti imprevedibili.


Tra piacevoli deviazioni, incidenti di percorso e una puntata a Las Vegas in cui anche Carol si lascia andare all’euforia del momento, la missione è finalmente compiuta e Arvilla consegna le ceneri di Joe in tempo per il funerale. Se non fosse che una nuova sorpresa attende tutti proprio durante la cerimonia… (Teodora Film)


Lo consiglio perché: la vita, come ci insegnano le tre protagoniste, può riservare sorprese in qualsiasi momento a chi è capace di cogliere la bellezza e lasciarsi stupire.

18 dicembre 2008

Ai Grandi della Terra


Vi chiediamo, per questo Natale,
che gli eserciti non sparino più,
che non si debba più fuggire
da un campo all'altro impauriti,
che non si sia più rapiti
per diventare ragazzi-soldato,
che nessuno venga
di notte e abusi di noi,
che non si debba essere bambini
di strada perché
non si ha una famiglia,
che nessuno ci picchi
o ci maltratti o pensi
che siamo stregoni.
Vi regaliamo tutto l'oro,
i diamanti, il rame
e il coltan della nostra terra.
In cambio vogliamo poter ridere
felici, giocare, andare a scuola
tutti i giorni, ricevere la carezza
di una mamma.
Se è vero che esiste la Pace,
noi la vogliamo.
E vogliamo un futuro di Pace.

(I piccoli di Goma)


Fonte: VANITY FAIR N. 51 - 31 DICEMBRE 2008

14 dicembre 2008

Nobel per la pace a Ingrid Betancourt

CONTINUA LA RACCOLTA DI FIRME PER FARE AVERE A INGRID BETANCOURT IL NOBEL PER LA PACE

Liberacittadinanza ed il comitato “ConIngridBetancourt” uniscono le proprie forze per raccogliere il maggior numero di firme.

Libera dopo più di 6 anni di prigionia in condizioni di estrema privazione e sofferenza, Ingrid Betancourt ha parole di pietà per i suoi carcerieri e ci manda questo messaggio:


Photo from AP Photo by Fernando Llano

“Voglio essere libera dall’odio e dalla vendetta”


Al di là di qualsiasi idea politica, chiediamo anche a voi di sostenere la sua candidatura al Premio Nobel per la Pace.



Ingrid Betancourt ha continuato a lottare per la difesa dei diritti umani pur sapendo che sarebbe stata uccisa o sequestrata e che avrebbe potuto non rivedere mai più i suoi figli.

L’ex senatrice colombiana ha rinunciato alla sua vita di agiatezza, ha messo al sicuro i propri figli vivendo lontano da essi per inseguire un sogno, costruire una Colombia più giusta, meno corrotta dove si potesse vivere in pace. Nel 2002 durante la campagna elettorale si è recata in una zona della Colombia dimenticata dai politici perché territorio delle Farc. Ingrid voleva portare il suo messaggio di speranza agli “ultimi”, la gente dimenticata dai politici, una mossa che le è costata cara.


La sua liberazione è stato un evento mediatico che ha coinvolto il mondo intero. La sua scarcerazione è anche l’esempio concreto dell’efficacia che può avere la mobilitazione internazionale attorno ad una vicenda. Nel corso di questi 6 anni le iniziative a sostegno di Ingrid Betancourt si sono moltiplicate, cittadinanze onorarie, fiaccolate, marce, premi. Poi è vero, alla fine è stato un commando militare a liberarla, però ricordiamoci che è stata la pressione internazionale a tenere Ingrid in vita.


Adesso Ingrid Betancourt è tornata fra noi ed ha già dichiarato di non provare rancore verso i suoi sequestratori, né odio, né vendetta. Vuole solo lavorare per la pace del suo paese, la Colombia. Un paese che vive da oltre quarant’anni in guerra, una guerra silenziosa che ha reso la Colombia il paese più pericoloso al mondo in cui vivere. Ecco perché noi vogliamo sostenere la sua candidatura al Nobel per la Pace: perché nessuno più di lei si potrà impegnare per liberare gli altri ostaggi e conferirle il Nobel significherà legittimare maggiormente la sua missione.




12 dicembre 2008

SI PUÒ FARE


Regia: Giulio Manfredonia
Sceneggiatura: Fabio Bonifacci, Giulio Manfredonia
Musiche: Pivio & Aldo De Scalzi
Fotografia: Roberto Forza
Montaggio: Cecilia Zanuso
Scenografia: Marco Belluzzi
Costumi: Maurizio Millenotti

Gigio: Andrea Bosca
Sara: Anita Caprioli
Nello: Claudio Bisio
Luca: Giovanni Calcagno
Dottor Federico Furlan: Giuseppe Battiston

Anno: 2008
Nazione: Italia
Distribuzione: Warner
Durata: 111 min
Genere: commedia

A Milano nei frizzanti anni Ottanta, Nello è un sindacalista, ha forti valori etici ma è appassionato di modernità, terziario, mercato: troppo avanti per quegli anni, viene allontanato dal sindacato e mandato in una cooperativa di ex malati mentali appena dimessi dai manicomi per la legge Basaglia. Nello si ritrova così in una cooperativa di "picchiatelli" che non sanno fare nulla e vivono di lavori assistenziali. Tuttavia lui crede nella dignità del lavoro e, contro il parere degli psichiatri, cerca di spingerli ad imparare un mestiere: montare parquet. In questo è sostenuto anche da Sara con la quale ha da tempo una relazione sentimentale intensa ma turbolenta. (Trovacinema – Repubblica)



Lo consiglio perché: è un film generoso ed emozionante, scorrevole, di quelli capaci di commuovere e divertire, inducendo alla riflessione… con un Bisio da OSCAR!

5 dicembre 2008

Falso progresso...


[…] Vince Luxuria e la gente si illude che sia sintomo di progresso sociale quando, scusate questo attimo di serietà, l’altro ieri notte dei ragazzini accoppavano una trans a Roma e davano fuoco a un barbone a Rimini, tanto pe’ giocare! […]

1 dicembre 2008

MAR NERO


Di Federico Bondi

Sceneggiatura di Federico Bondi e Ugo Chiti

Direttore della fotografia: Luigi Martinucci

Cast: Ilaria Occhini, Dorotheea Petre, Vlad Ivanov,Maia Morgenstern, Corso Salani

Due donne vivono insieme, nella stessa casa, alla periferia di Firenze. Gemma è un’anziana da poco rimasta vedova. Angela, la badante, è una giovane rumena da pochissimo in Italia. Entrambe sole, si cercano inconsapevolmente, e, giorno dopo giorno, si schiudono l’una all’altra; Gemma rivede nella vicenda di Angela la sua gioventù nell’Italia del dopoguerra e rivive, attraverso la determinazione della ragazza a mettere da parte i soldi per avere un bambino, la sua vita fatta di sacrifici per far studiare il figlio Enrico. Angela e Gemma, inizialmente così diverse, si scoprono simili e si legano in un rapporto apparentemente idilliaco. Finché non irrompe, violento, un tragico imprevisto: il marito di Angela, rimasto in Romania, scompare. La ragazza vorrebbe partire alla sua ricerca ma Gemma, con l’egoismo tipico della vecchiaia, non vuole rinunciare a lei e ritrovarsi ancora sola. Gemma, però, è anche una donna dal cuore grande e Angela ha saputo risvegliare con la sua voglia di vivere le ultime emozioni che la vita le riserva. Accade così l’imprevedibile: non sarà Angela a restare, ma Gemma a partire con lei. In un’avventura "on the road" fuori tempo massimo, le due donne si ritrovano in Romania, alla foce del Danubio, ognuna alla ricerca della propria verità. (KAIROS FILM)


Lo consiglio perché: è un film rigoroso, emozionante, con dentro un gran desiderio di vita, sulla storia di due solitudini destinate a sciogliersi l’una nell’altra.

24 novembre 2008

Lo sconto…


La prima della Scala a 12 euro? Non è uno scherzo. A questo prezzo si può assistere, in diretta, ma in uno dei 17 multiplex Warner Village d’Italia, all’esclusivo spettacolo. Sul sito (www.warnervillage.it) si sceglie il cinema più vicino e si prenota. È l’iniziativa La grande opera: prossimo appuntamento il 18 dicembre con l’Aida di Verdi dal Teatro Massimo di Palermo.

Fonte: VANITY FAIR N.47 – 26 NOVEMBRE 2008

20 novembre 2008

Libertà


Per me libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: non vi può essere vera libertà senza la giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà. Ecco, se a me socialista offrissero la realizzazione della riforma più radicale di carattere sociale, ma privandomi della libertà, io la rifiuterei, non la potrei accettare se il prezzo fosse la libertà [...] Ma la libertà senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana. Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha un lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero. [...] Questa non è la libertà che intendo io.

Sandro Pertini - VII Presidente della Repubblica Italiana

16 novembre 2008

IL VANGELO SECONDO PILATO


Di Eric-Emmanuel Schmitt
Con Glauco Mauri e Roberto Sturno
Adattamento Glauco Mauri
Traduzione Stefania Micheli
Con Marco Blanchi
Regia Glauco Mauri

Eric-Emmanuel Schmitt in una decina d'anni è diventato uno degli autori francesi più letti e più rappresentati al mondo. Per il teatro, tra le numerose opere, ricordiamo: Il visitatore, Il libertino e Variazioni enigmatiche, quest'ultimo testo rappresentato dalla Compagnia Mauri-Sturno con grandissimo successo per due intere stagioni teatrali.
Il vangelo secondo Pilato è nato come romanzo e dopo un eccellente successo editoriale Schmitt ne ha fatto una versione teatrale in due parti: la prima, La notte degli ulivi - Confessione di un condannato a morte la sera del suo arresto è prologo e antefatto della seconda, Il vangelo secondo Pilato. A Parigi, lo spettacolo ha riscosso uno straordinario successo di pubblico e di critica.


Sulla collina degli Ulivi, qualche ora prima del suo arresto, Gesù si domanda come ha fatto ad arrivare a questa notte fatale. È davvero lui il Messia? La Galilea pullulava di falsi Messia e Gesù, poche ore prima di essere arrestato, nell'orto degli ulivi dice: "tra qualche ora si saprà se sono davvero il Figlio di Dio o se ero solo un pazzo. Uno di più. Uno dei tanti." È la struggente testimonianza di un uomo che sa di dover morire il giorno dopo e rivive, fin dalla sua infanzia, il suo meraviglioso percorso umano. Una storia arciconosciuta raccontata da un punto di vista originale: è Gesù stesso che da uomo si interroga e dubita della sua natura divina, che ha paura. Non si vuole imporre una verità ma scoprire un'ipotesi sull'esistenza terrestre di Cristo, la sua eccezzionale umanità e la sua palpabile grazia.

Il secondo atto è l'indagine che Pilato compie sulla scomparsa del corpo di Gesù. L'ultimo giorno della Pasqua ebrea, Pilato viene a conoscenza che Gesù, lo stregone di Nazareth, è scomparso dalla sua tomba. Per evitare che il furto sia strumentalizzato politicamente contro Roma, Pilato cerca di ritrovare il cadavere. Ma Gesù riappare, vivo! Con un'accanita, razionale volontà di mettere a tacere le voci di una pretesa resurrezione, Pilato comincia che ha il ritmo e il sapore di una vicenda poliziesca, con colpi di scena drammatici venati spesso di una feroce ironia. Gesù è veramente morto sulla croce o era ancora vivo quando l'hanno deposto? E se era morto, è veramente resuscitato dimostrando così di essere il Messia? (TEATRO IN TASCA - Supplemento de La Nazione)



Via della Pergola, 18/32 - Firenze
DAL 18 AL 23 NOVEMBRE 2008



Di Eric-Emmanuel Schmitt
Edizioni San Paolo
€ 14,50


Lo consiglio perchè: è una meditazione, un interrogativo, una commossa poesia sull’uomo Gesù.

9 novembre 2008

Addio MAMA!






Il mio nome è Zensile Makeba Qgwashu Nguvama Yiketheli Nxgowa Bantana Balomzi Xa Ufnu Ubajabulisa Ubaphekeli Mbiza Yotshwala Sithi Xa Saku Qgiba Ukutja Sithathe Izitsha Sizi Khabe Singama Lawu Singama Qgwashu Singama Nqamla Nqgithi.

Il motivo di questa lunghezza è che ogni bambino prende il nome di tutti i suoi antenati maschi. Spesso il primo nome è seguito da una o due parole, che dicono qualcosa del carattere della persona; questo fa si che un vero nome africano sia una specie di storia.

Fonte: Time - 29 Febbraio 1960

7 novembre 2008

DA REMBRANDT A VERMEER. VALORI CIVILI NELLA PITTURA FIAMMINGA E OLANDESE DEL ’600


11 novembre 2008 – 15 febbraio 2009

A cura di Bernd Lindemann, direttore della Gemäldegalerie


La Fondazione Roma porta nella capitale gli artisti del Secolo d'Oro dei Paesi Bassi. Da novembre in mostra a Roma al Museo Fondazione Roma

La Fondazione Roma, presieduta dal Prof Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, organizza, presso il proprio spazio espositivo - dall'11 novembre 2008 al 15 febbraio 2009 - la mostra Da Rembrant a Vermeer. Valori civili della pittura fiamminga e olandese del '600.

La rassegna, rappresentativa del "Secolo d'Oro" dell'arte fiamminga ed olandese, vuole indagare lo sviluppo del genere degli interni domestici dedicati all'intimità familiare, testimonianza del rinnovato contesto sociale e dei valori civili dell'Olanda del Seicento.

Per la prima volta in Italia sarà finalmente possibile ammirare una ricca selezione di opere appartenenti alla più importante collezione al mondo di dipinti fiamminghi e olandesi del XVII secolo, quella della Gemäldegalerie di Berlino, composta da capolavori quali Il cambiavalute di Rembrandt a la Ragazza col filo di perle di Vermeer.

Attraverso i 55 capolavori esposti i visitatori avranno l'opportunità di conoscere l'arte e la cultura delle Fiandre e dell'Olanda durante il loro "Secolo d'Oro". Il percorso evidenzia l'alto grado di sviluppo raggiunto dalla cultura pittorica dell'arte olandese in un periodo storico caratterizzato da cambiamenti significativi a livello culturale, politico, economico e religioso. Allo stesso tempo chiarisce quanto radicate e profonde fossero, negli stessi anni, le differenze tra l'Italia e i Paesi Bassi nell'estetica e nella realtà sociale, pur esistendo dei parallelismi dovuti all'influenza che l'arte italiana ebbe in artisti come Rubens o Van Dyck. (Museo del Corso)



Museo del Corso
ROMA, Via del Corso, 320
Tel: 0667862098
Fax: 0663749204
info@museodelcorso.it


METROPOLITANA: linea A - uscita Spagna/ uscita Barberini
AUTOBUS: 52 - 53 - 61 - 71 - 85 - 160 (P.zza S. Silvestro);
62 – 63 - 81 - 492 - 590 - 628 (Via del Corso/ Minghetti – P.zza Venezia).

5 novembre 2008

L’alba di una nuova era… YES, WE CAN!


Crediamo nella politica del cinismo o nella politica della speranza?
Non parlo di cieco ottimismo. Parlo di qualcosa di più concreto.
La speranza degli schiavi riuniti attorno a un falò a cantare canzoni di libertà.
La speranza degli immigrati partiti da spiagge lontane.
La speranza di un giovane ufficiale di Marina che pattuglia il delta del Mekong.
La speranza di un figlio di operai che osa sfidare il destino.
La speranza di un ragazzino magro e dal nome strano,
convinto che l'America abbia un posto anche per lui. L'audacia della speranza!

Discorso di Barack Obama alla Convention democratica di Boston, 2004


Fonte: VANITY FAIR N.45 - 12 NOVEMBRE 2008

31 ottobre 2008

LA SUA MOVENZA È FERMO


VISITA SPETTACOLO AL TEATRO DELLA PERGOLA
La grande magia di un teatro non abita solo sul palcoscenico, nell'istante esatto in cui uno spettacolo si dà per il pubblico. Come un corpo biologico, il teatro vive in ogni momento soprattutto nei suoi spazi "segreti" e inaccessibili agli spettatori: nei laboratori, nei pressi della macchina scenica, nei sotterranei e nei depositi. Là dove ancora risuonano le voci dei tanti che hanno dedicato la loro vita a questa bruciante passione. Senza apparire sulle locandine, senza lasciar traccia di sè nei libri di storia.

In sua movenza è fermo, titolo che riprende il motto degli Accademici Immobili fondatori del teatro, è un viaggio affascinante nel cuore della macchina teatrale, in compagnia delle "ombre gentili" dei personaggi che nel cprso dei tre secoli della sua storia hanno reso grande e immortale la Pergola.

NOVEMBRE
sabato 8
tre gruppi alle ore 20.00/21.00/22.00

domenica 9
tre gruppi alle ore 10.30/11.30/12.30


DICEMBRE
domenica 21
tre gruppi alle ore 10.30/11.30/12.30



È obbligatoria la prenotazione
chiamando il 333/2284784
dal lunedì al venerdì in orario 10.00/17.00


Fonte: TEATRI IN TASCA - Supplemento al quotidiano La Nazione

21 ottobre 2008

Stregata dalla Luna è...

  • Romantica: sì
  • Istintiva: molto
  • Egoista: non quanto vorrebbe
  • Impulsiva: spesso
  • Educata: sì
  • Solidale: sì
  • Razzista: no
  • Sensuale: no
  • Rompiballe: sempre
  • Ambiziosa: non abbastanza
  • Estroversa: non abbastanza
  • Introversa: spesso
  • Pigra: no
  • Ottimista: non abbastanza
  • Pessimista: sì
  • Pazzoide: talvolta
  • Bella: più che altro, piace! ;-P
  • Affettuosa: molto
  • Paziente: non abbastanza
  • Anticonformista: a modo suo
  • Rissosa: no
  • Succube degli altri: no
  • Impertinente: talvolta
  • Modaiola: no
  • Puntigliosa: molto
  • Invadente: no
  • Determinata: abbastanza
  • Capricciosa: un po’
  • Taccagna: no
  • Vittimista: no
  • Narcisista: no
  • Logorroica: sì
  • Vanitosa: a volte
  • Gentile: cerca di esserlo sempre
  • Gelosa: si
  • Egocentrica: no
  • Puntuale: sì
  • Sportiva: no
  • Ordinata: si, in modo maniacale
  • Simpatica: sì
  • Cattiva: talvolta
  • Pettegola: abbastanza
  • Esibizionista: no
  • Affidabile: si
  • Vendicativa: talvolta
  • Golosa: si
  • Sensibile: molto
  • Cocciuta: molto
  • Intelligente: nella media
  • Affascinante: nella conversazione, senz'altro!
  • Sadica: no
  • Masochista: no
  • Bugiarda: raramente
  • Permalosa: si
  • Irascibile: si
  • Lunatica: si
  • Taciturna: se lo diventa, c’è da preoccuparsi…
  • Fantasiosa: molto
  • Fedele: si
  • Invidiosa: no
  • Ansiosa: molto
  • Stronza: non quanto vorrebbe

19 ottobre 2008

LA PORTA


Di Magda Szabó
€ 10,50
EINAUDI



Con Frau Szabó avete pescato un pesce d'oro. Comprate tutta la sua opera, quello che ha scritto e quello che scriverà.

Herman Hesse



Un rapporto molto conflittuale, fatto di continue rotture e difficili riconciliazioni, a legare la narratrice a Emerenc Szeredás, la donna che la aiuta nelle faccende domestiche.

La padrona di casa, una scrittrice inadatta ad affrontare i problemi della vita quotidiana, fatica a capire il rigido moralismo di Emerenc, ne subisce le spesso indecifrabili decisioni, non sa cosa pensare dell'alone di mistero che ne circonda l'esistenza e soprattutto la casa, con quella porta che nessuno può varcare. In un crescendo di rivelazioni scopre che le scelte spesso bizzarre e crudeli, ma sempre assolutamente coerenti dell'anziana donna, affondano in un destino segnato dagli avvenimenti più drammatici del Novecento.

Pubblicato in Ungheria nel 1987, ma in qualche modo disperso negli anni della transizione politica, La porta è il romanzo che ha rivelato la più grande scrittrice ungherese contemporanea. (EINAUDI)



Lo consiglio perché: con uno stile scorrevole e prezioso, racconta una vicenda intima e complessa, ricca di sentimenti e non solo buoni sentimenti… Un "odi et amo", al femminile, straordinario ed indimenticabile.

15 ottobre 2008

Siamo tutti Saviano!

[…] Ho pensato, in questo tempo, che cedere alla tentazione di indietreggiare non fosse una gran buona idea, non fosse soprattutto intelligente. Ho creduto che fosse assai stupido - oltre che indecente - rinunciare a se stessi, lasciarsi piegare da uomini di niente, gente che disprezzi per quel che pensa, per come agisce, per come vive, per quel che è nella più intima delle fibre ma, in questo momento, non vedo alcuna ragione per ostinarmi a vivere in questo modo, come prigioniero di me stesso, del mio libro, del mio successo. 'Fanculo il successo. Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni! E voglio ancora scrivere, scrivere, scrivere perché è quella la mia passione e la mia resistenza e io, per scrivere, ho bisogno di affondare le mani nella realtà, strofinarmela addosso, sentirne l'odore e il sudore e non vivere, come sterilizzato in una camera iperbarica, dentro una caserma dei carabinieri - oggi qui, domani lontano duecento chilometri - spostato come un pacco senza sapere che cosa è successo o può succedere. In uno stato di smarrimento e precarietà perenni che mi impedisce di pensare, di riflettere, di concentrarmi, quale che sia la cosa da fare. A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita. Me le ripeto una a una, silenziosamente, tra me. […]

(Da Saviano: io, prigioniero di "Gomorra" lascio l'Italia per riavere una vita di Giuseppe D'Avanzo – La Repubblica – 15.10.08)




Roberto Saviano è minacciato di morte dalla camorra, per aver denunciato le sue azioni criminali in un libro - "Gomorra" - tradotto e letto in tutto il mondo. E' minacciata la sua libertà, la sua autonomia di scrittore, la possibilità di incontrare la sua famiglia, di avere una vita sociale, di prendere parte alla vita pubblica, di muoversi nel suo Paese. Un giovane scrittore, colpevole di aver indagato il crimine organizzato svelando le sue tecniche e la sua struttura, è costretto a una vita clandestina, nascosta, mentre i capi della camorra dal carcere continuano a inviare messaggi di morte, intimandogli di non scrivere sul suo giornale, "Repubblica", e di tacere.
Lo Stato deve fare ogni sforzo per proteggerlo e per sconfiggere la camorra. Ma il caso Saviano non è soltanto un problema di polizia. E' un problema di democrazia. La libertà nella sicurezza di Saviano riguarda noi tutti, come cittadini.
Con questa firma vogliamo farcene carico, impegnando noi stessi mentre chiamiamo lo Stato alla sua responsabilità, perché è intollerabile che tutto questo possa accadere in Europa e nel 2008.

DARIO FO
MIKHAIL GORBACIOV
GUNTHER GRASS
RITA LEVI MONTALCINI
ORHAN PAMUK
DESMOND TUTU
(20 ottobre 2008)


FIRMA PER ROBERTO SAVIANO

12 ottobre 2008

BLOWIN' IN THE WIND


(Traduzione di Mogol)



Quante le strade che un uomo farà
e quando fermarsi potrà?
Quanti mari un gabbiano dovrà attraversar
per giungere e per riposar?
Quando tutta la gente del mondo riavrà
per sempre la sua libertà?
Risposta non c'è, o forse chi lo sa,
caduta nel vento sarà.
Quando dal mare un'onda verrà
che i monti lavare potrà?
Quante volte un uomo dovrà litigar
sapendo che è inutile odiar?
E poi quante persone dovranno morir
perché siamo in troppi a morir?
Risposta non c'è, o forse chi lo sa,
caduta nel vento sarà.
Quanti cannoni dovranno sparare quando la pace verrà?
Quanti bimbi innocenti dovranno morire senza sapere il perché?
Quanto giovane sangue versato sarà
finché un'alba nuova verrà?
Risposta non c'è, o forse chi lo sa,
caduta nel vento sarà.


Dedicata alla mia cara Romins, a cui voglio un mondo di bene.

9 ottobre 2008

ACQUA CHETA



Edizione con musiche dal vivo, in occasione dei 100 anni della prima rappresentazione.

Di Augusto Novelli
Con Sergio Forconi, Giovanna Brilli, Raul Bulgherini, Paolo Baldi, Sergio Giani, Filippo Filidei, Marcello Gianpaoli, Edy Bartoletti, Gabriella Romolini e Silvia La Barbera, con la partecipazione del tenore Alessandro Pegoraro e dei soprani Anna Ugolini e Katia Tempestini.
Regia di Raul Bulgherini
Musiche di Giuseppe Petri eseguite dal gruppo orchestrale diretto da Marco Bucci




Il più famoso classico del teatro di vernacolo fiorentino debuttò il 29 gennaio del 1908 al Teatro Alfieri di Firenze. In questi 100 anni di repliche, la commedia ha avuto innumerevoli rappresentazioni, che ne hanno modificato notevolmente la forma, il linguaggio e la stessa gerarchia dei personaggi. Confermando le intenzioni di Novelli, il pubblico e le compagnie che nel corso degli anni l’hanno messa in scena, l’hanno fatta propria intervenendo sul testo, sulle scene e sui personaggi con tagli e aggiunte nate dall’improvvisazione degli attori e dal gradimento del pubblico. Lo spettacolo è un omaggio alla vecchia Firenze, quella prima dei turisti, prima dell’alluvione, prima del fascismo, prima della grande guerra... in ogni caso quella di “prima”. La commedia è ambientata nel cortile di una casa nel quartiere popolare di San Niccolò, nel mese di settembre proprio nei giorni della tradizionale festa della rificolona. Ida e Anita sono le figlie del vetturino Ulisse e della sora Rosa. Anita ama il giovane falegname Cecchino, contro la volontà della madre che ha per lei aspirazioni più alte. I due giovani sono aiutati dal buffo garzone Stinchi, sempre attaccato al suo fiasco di vino. Intanto Rosa ha affittato una camera al giovane Alfredo, senza sapere che questi è il fidanzato segreto dell’ “acqua cheta” Ida, con la quale organizza una fuga d’amore. Ma il bravo Cecchino riesce a sventare appena in tempo lo scandalo e ad ottenere il consenso per un bel matrimonio generale.





Via Vittorio Emanuele, 303 - Firenze
Telefono: 0554220361/2


DAL 16 AL 19 OTTOBRE 2008

1 ottobre 2008

L’ANNO DEL PENSIERO MAGICO

Di Joan Didion
il Saggiatore
€ 14,00



La vita cambia in fretta.
La vita cambia in un istante.
Una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita.


La vita cambia in un istante. Passa dalla normalità alla catastrofe. John Gregory Dunne, sposato da quarant’anni con Joan Didion, muore all’improvviso la sera del 30 dicembre 2003. Ed è così che per Joan inizia l’anno del pensiero magico. Un anno in cui tutto viene rimesso in discussione, riconsiderato, riformulato. Le idee sulla morte, sulla malattia, sul calcolo delle probabilità, sulla fortuna e sulla sfortuna, sul matrimonio e sui figli e sulla memoria, sul dolore, sui modi in cui la gente affronta o non affronta il fatto che la vita finisce, sulla fragilità dell’equilibrio mentale, sulla vita stessa. Una scrittrice ironica e graffiante, un’icona dell’America contemporanea racconta se stessa con sincerità, con crudezza, e racconta una storia d’amore. Le sue parole colpiscono nel profondo chiunque sappia che cosa significa amare qualcuno e perderlo. Pagine che scandiscono un rito di passaggio, che si affollano di riflessioni, letture, stralci di conversazioni, di stratagemmi per sopravvivere. Come quel pensiero magico che induce a credere di poter modificare ciò che è già accaduto, di poter tornare indietro, perché lui possa tornare indietro. Fino a che, dopo un anno e un giorno, Joan si rende conto, quasi suo malgrado, che qualcosa sta cambiando. Che guardando al tempo trascorso incontra ricordi in cui John non è più presente. Che è necessario, e giusto, lasciare andare i morti. Per poter sopravvivere. Per poter continuare a vivere. (il Saggiatore)


Lo consiglio perché: non solo è la revocazione discreta e rispettosa di un amore, ma la constatazione lucida e rassegnata dell'impossibilità di venire a patti con certi dolori improvvisi.

29 settembre 2008

Chi le ricorda?

(Clicca sull'immagine per ingrandirla)

26 settembre 2008

MISS UNIVERSO... in TV!

Questa sera - Ore 23:05

Rai Due Palcoscenico
presenta

dal Teatro Persiani di Recanati

Angela Finocchiaro


in

MISS UNIVERSO

di Walter Fontana

scene e costumi Rosanna Monti

disegno luci Fabrizio Ganzerli

regia teatrale Cristina Pezzoli

regia televisiva Giovanni Ribet

RVM ROMA – dr 1h 42’ c.a.



In questo monologo scritto da Walter Fontana, Angela Finocchiaro offre l’ennesimo saggio del suo talento interpretando senza travestimenti una gamma di personaggi a dir poco surreali con il solo ausilio della mobilità del volto e di differenti registri vocali, esercitando, cioè, il mestiere dell’attore nella sua vera essenza.

In “Miss Universo” la Finocchiaro interpreta la parte di una cinquantenne, Laura, goffa e insicura divorata da un super io inesorabile che impietosamente la giudica e la contrasta.

Con il suo sguardo candido e disarmante, l’attrice ci racconta la storia di una donna piena di nevrosi e di tic, una donna assorbita da mille impegni quotidiani, oppressa dai doveri, prosciugata dal lavoro e dalla famiglia. In questa vita concitata e frustrante, non riuscendo a trovare un momento per se stessa, crolla decidendo di annientarsi.

Ma quando la nostra fragile e nevrotica donna è pronta a fare – letteralmente – il grande salto, buttandosi dalla finestra della sala d’aspetto del suo dermatologo, arriva in soccorso il suo travolgente “immaginario” che la porta a intraprendere uno spericolato viaggio dentro se stessa.

Sarà un viaggio verso la misteriosa terra dell’autostima e dell’accettazione, terra spesso sconosciuta e anche inesplorata per molte donne, che porterà Laura, presa in una vorticosa sarabanda di avvenimenti e riflessioni, a comprendere che per “domare” la vita e le nevrosi che essa comporta bisogna approfittare di tutte le occasioni possibili, dotarsi di autoironia e giocarsi quando è possibile la carta della leggerezza.

Laura non è mai sola. La sua interiorità, da anni, è popolata da ingombranti e alquanto surreali personaggi: una nonna autoritaria, idraulici, antennisti e un dio molto affaticato e circondato da una serie di dei minori sull’orlo di una crisi di nervi. In tutto cio’, molto si ride e la risata è dissacrante e liberatoria.

Sotto la sapiente regia di Cristina Pezzoli, una Angela Finocchiaro in stato di grazia dà vita e voce a una lunga teoria di stravaganti personaggi per raccontare una favola di oggi, la favola di una donna che sceglie di non scivolare nell’ordinaria follia del quotidiano, trovando la forza per far emergere la leonessa in grado di neutralizzare il topino grigio e spaurito sempre in agguato dentro ogni donna normale. (Rai.it - Palcoscenico)



Lo consiglio perchè: è un monologo travolgente, ricco, attuale, divertente fino alle lacrime, dove il talento della protagonista riesce persino a rappresentare un’intera folla in rivolta!

24 settembre 2008

LA BEPPA FIORAIA

Un caratteristico ristorante appena fuori le mura...


La Beppa Fioraia è un locale storico rinfrescato da qualche anno da un'impronta giovanile. Lo trovi appena fuori Porta di San Miniato, immerso nel verde di un giardino. Nella luminosa veranda al piano terra sono esposti, tra tavoli colorati, vini rossi e bianchi provenienti da Toscana, Sicilia, Alto Adige, Piemonte, Campania.

Cosa Propone? Ti consiglio di scegliere tra i numerosi "taglieri" che ti permetteranno di gustare salumi tipici toscani e sfiziosi bocconi dal sapore agrodolce o mediterraneo. Ottimi sia i primi con pasta fatta in casa che i secondi di carne. Degni di nota anche i dolci, curati sia nell'aspetto che nel gusto. La Beppa è anche pizzeria con forno a legna ma solo per cena.

Perchè me lo consigli? Il locale si presta bena ad accogliere sia cene romantiche, che ritrovi tra amici, ma se non hai prenotato (ed è possibile anche via e-mail) difficilmente troverai posto.

Che prezzi ha? I prezzi sono contenuti (tra 20 e 30 €) e le porzioni abbondanti. Accetta tutti i tipi di carta di credito.

Quando andarci? Aperto sia a pranzo che a cena.


Info
Via Erta Canina 6R
T. +39 0552347681
www.beppafioraia.it


(MyLG - Firenze in italiano - lightbox)

21 settembre 2008

Un esempio dell'Italia che vorrei: ANNA BONAIUTO

ANNA BONAIUTO. Nasce in Friuli il 28 gennaio 1950 da una famiglia di origine napoletana. Già da bambina decide di fare l'attrice, esattamente quando, durante uno dei tanti viaggi a Napoli, il padre la porta a vedere uno spettacolo al teatro San Carlo. Fedele a questo proposito si diploma a 22 anni all'Accademia d'Arte Drammatica SIlvio D’Amico esordendo a teatro sotto la guida dei più grandi registi italiani. Nel corso della sua carriera, ha lavorato in teatro con importanti registi come Mario Missiroli, Luca Ronconi, Mario Martone, Carlo Cecchi, Toni Servillo.
Nel 1972 debutta al cinema con il film Teresa la ladra di Carlo Di Palma, accanto a Monica Vitti, Stefano Satta Flores, Isa Danieli, Carlo Delle Piane e un giovanissimo Michele Placido.
Mentre l'anno seguente, è nel cast di Film d'amore e d'anarchia, ovvero ‘stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza…' , diretta da Lina Wertmuller. A cavallo degli anni Settanta-Ottanta, Anna collaborerà cinematograficamente in b-movie e film impegnati con Bruno Corbucci, Joe D'Amato, Eriprando Visconti, Luciano Odorisio, Giuliana Gamba, Pupi Avati e Luciano Emmer. Ma è solo nel 1992 che si farà veramente notare per la sua maestria nell'arte della recitazione (affinata con gli anni) in Morte di un matematico napoletano, primo film di Mario Martone, accanto a Carlo Cecchi (che la dirige sovente anche in teatro). È proprio con Martone che la Bonaiuto comincerà un fortunato sodalizio artistico.
Nel 1993, Anna Bonaiuto vince la Coppa Volpi a Venezia come Miglior attrice non protagonista nel film di Liliana Cavani Dove siete? Io sono qui. Il ruolo della madre oppressiva di un ragazzo sordomuto, che si intromette nella storia d'amore del figlio, l'Europa inizia a conoscerla. Ed infatti l’anno seguente, Michael Radford, la dirige ne Il postino, ultimo film di Massimo Troisi, accanto a Philippe Noiret e Maria Grazia Cucinotta. Ritorna come protagonista di un film nel 1995, accanto a Gianni Caiafa, nel film di Martone L’amore molesto: storia di una disegnatrice di fumetti che indaga sul suicidio della madre. Con questo vibrante ritratto di una donna in crisi, si aggiudica il Nastro d’Argento ed il David di Donatello come miglior attrice protagonista, nonché il riconoscimento del grande pubblico italiano e straniero. Ma le collaborazioni con Martone non finiscono: seguiranno I Vesuviani (1997) e Teatro di guerra (1998). Alla fine degli anni Novanta, sarà la prostituta Maddalena che si ribella alla propria situazione sociale in Appassionate (1999) di Tonino de Bernardi, mentre con l’entrata del nuovo millennio veste i panni di una psicologa in Prima la musica, poi le parole (2000) di Fulvio Wetzl. Dalla tv, non si lascia corteggiare spesso e le sue apparizioni in qualche fiction sono molto rare. Il suo ruolo più importante, per il popolo del piccolo schermo, rimane quello affianco a Michele Placido ne “Il sequestro Soffiantini” di Riccardo Milani, accanto a Claudio Santamaria e Tony Sperandeo. Il cinema, ma ancora di più il teatro, sono le sue vere case ed è in quelle che trova la sua dimensione: nei ritratti della madre di Giosuè in La passione di Giosuè l’ebreo (2005) di Pasquale Scimeca e in quelli del pubblico ministero nel controverso Il caimano (2006) di Nanni Moretti. nel 2007 è nel cast di Mio fratello è figlio unico diretta da Daniele Luchetti e L'uomo di vetro di Stefano Incerti ed infine è la moglie di Giulio Andreotti (Tony Servillo) ne Il Divo di P.Sorrentino (2008), premiato con il Premio speciale della Giuria al Festival di Cannes 2008. (IRMA Spettacoli)



Scheda tecnica dell’artista su: DIBERTI&ASSOCIATI snc




[…] Anna la conosco da un sacco di tempo, da quando era una specie di ciclone che travolgeva stereotipi e convenzioni teatrali (e presumo anche qualche regista) rifiutandosi tenacemente di sottomettersi al cliché della Giovane Attrice Drammatica Emergente: non era bionda, sapeva anche (far) ridere, era colta, informata e pensante (alla faccia di Diderot), e voleva tutto. Non ce ne sono mica tante, di attrici italiane che siano riuscite a diventare grandissime protagoniste sia in teatro che al cinema, soprattutto negli ultimi vent’anni. Che siano capaci di passare da un ruolo intensamente drammatico (ve la ricordate in "L’amore molesto", bellissima, con tutto quel dolore negli occhi e quell’unico vestito rosso, dall’inizio alla fine? E l’avete vista, in "La ragazza del lago", dar corpo e voce e sguardo a una donna smarrita eppure felice, immemore del passato, perfettamente innocente, struggente e irraggiungibile?) ad altri più lievi, brillanti o comici o addirittura grotteschi (ah, l’impersonificazione stupefacente di Livia Andreotti ne "Il Divo"…).

Tutto questo senza mai abbandonare il teatro, anzi, lavorando costantemente con i registi e i protagonisti più significativi, fino a trovare una sorta di unione perfetta – il mio è un giudizio da spettatrice, oltre che da addetta ai lavori – con Toni Servillo. Le loro interpretazioni del teatro di Eduardo sono strepitose, ma forse Anna merita ancora una lode in più: perché dopotutto Servillo è napoletano verace, ma lei è nata a Udine – e scusate se è poco. […]



(Lella Costa - Questo talento italiano merita la lode – ANNA n.38 – 25 Settembre 2008)





La consiglio perché: non puoi non amare la sua straordinaria capacità di rappresentare la collettività, attraverso l’umile condivisione delle emozioni, senza mai ripetersi nel calco dell’imposizione di se stessa.





Prossimamente in teatro con

IL DIO DELLA CARNEFICINA
Di Yasmina Reza
Regia di Roberto Andò
Scene di Gianni Carluccio
Costumi di Gianni Carluccio
Luci di Gianni Carluccio
Con in o.a. Anna Bonaiuto, Alessio Boni, Michela Cescon, Silvio Orlando





Trama
Véronique e Michel Houillé, genitori del piccolo Bruno, ricevono a casa Annette ed Alain Reille, genitori di Ferdinando che ha colpito al viso, con un bastone di bambù, il loro figlio in un giardinetto pubblico. Le due coppie hanno deciso di incontrarsi per regolare " l'affare' "con civiltà.
All’inizio, tutti i personaggi sono benevoli e concilianti tra loro, tentano anche di intraprendere discorsi sulla necessità di essere tolleranti che pian piano e poco a poco vanno ad infettarsi e diventerà tutt’altra cosa.
Una straordinaria commedia con un cast d’eccellenza.


Note di Regia
È sempre sorprendente riconoscere in un testo per il teatro scritto oggi, la "musica" del proprio tempo. Specie quando questa "musica" è orchestrata a partire dal soffio insidioso della stupidità, la flaubertiana bètise, ovvero dal geometrico disporsi, nella chiacchiera di due coppie del ceto medio parigino, del luogo comune, del pensiero conforme travestito da originale, comicamente intento a imitarne l’accento.
Ne Il Dio della carneficina di Yasmina Reza c’è una specie di furibondo humour sarcastico, ma anche, come di rado capita d’incontrare, l’abilità cesellatrice di un dialogo in bilico tra commedia e tragedia, ricreato ascoltando il potere micidiale e terribile della parola media, la musicalità e la fraseologia, camaleonticamente irresistibile, della medietà, delle sue vaste e sublimi galassie. Un piccolo trattato morale di teoria della cultura, che sembra voler rispondere – con l’ambiguità tipica del teatro – alla seguente domanda: Le buone intenzioni ci salveranno?
La Reza non sembra avere dubbi, e la sua pièce consegna allo spettatore una risposta, a suo modo, inequivoca: No! Ma, poiché l’autrice scrive testi per il teatro, l’inequivoco scetticismo di questa sua risposta lo mette a servizio di una macchina implacabile, d’irresistibile divertimento. È un testo da mettere in scena cercando di non essere eccessivamente contagiati dal sulfureo cinismo che lo abita, lasciandosi guidare dal preciso e geometrico rincorrersi dei colpi di scena, dall’abilità con cui nel dialogo si aprono nuove, inaspettate, prospettive, che sfumano e svariano, dei quattro personaggi che ne reggono l’ordito, a turno, l’odio, il risentimento, l’invidia, il vuoto, il nulla.
La Reza non sembra credere alle magnifiche sorti e progressive dell’uomo contemporaneo, bene informato, diligente servitore di generiche cause morali, coattivamente alla ricerca, per sé, d’improbabili attestati di civiltà e buone maniere. Riesce così, di quest’umanità, a scovare il sottofondo barbarico, nichilista, meschinamente incapace di condividere un pur minimo progetto comune. Lo fa dandosi il perimetro modesto di un intelligente divertissment, di un intrattenimento contagiosamente divertente, che nella risata sommerge anche lo spettatore, riflesso nello specchio deforme di una condizione in cui molti potranno riconoscersi.
Non ho mai affrontato prima d’ora un testo di questo genere, probabilmente per un sospetto. Diffidavo dell’eccessiva definizione di cui sono relatori i personaggi, dell’eccessiva programmaticità che, in genere, abita questo tipo di drammaturgia dedicata all’oggi. Il teatro mi sembra, infatti, da sempre, inestricabilmente legato alla possibilità vertiginosa di far vacillare le nostre certezze, conducendoci in luoghi ignoti, attraverso una lingua di cui non afferriamo mai del tutto il senso. Assistendo, a Parigi, ad una recita dell’allestimento di questa pièce curato dalla stessa Reza, con un formidabile quartetto di attori tra cui una straordinaria Isabelle Huppert, ho capito che questo testo contiene una sfida, compresa tra l’apparente evidenza di ciò che mostra, e l’efferatezza misteriosa che nasconde. È una sfida che non potrei neanche tentare di raccogliere, se non ci fosse la complicità di interpreti in grado di lottare con il testo, schiudendone la ferocia e quel sottofondo ineffabile che ne costituisce la speciale energia nascosta, l’humus oscuro e spaesante.
Ho deciso di mettere in scena Il Dio della Carneficina per accettare questa sfida, condividendola con quattro attori - Anna Bonaiuto, Alessio Boni, Michela Cescon, Silvio Orlando - che, con la loro personalità eccezionale, mi offrono, ancor prima d’iniziare, il salvacondotto necessario perché questo viaggio sia possibile, e la confortante certezza che, comunque, ne sarà valsa la pena.
(Roberto Andò)



Autore
La scrittrice francese Yasmina Reza (1959), comincia come attrice lavorando in varie spettacoli moderni ma anche in classici come Molière e Marivaux. Nel 1987 scrive la sua prima pièce: Conversations après un enterrement (Conversazioni dopo una sepoltura) con cui vince il Molière Award come migliore autore. Traduce La Metamorfosi di Kafka per Roman Polanski per cui viene nominata per il Molière Award come migliore traduttrice. La sua seconda pièce La traversée de l’hiver (La traversata dell’inverno) nel 1990 vince un altro Molière Award e il successivo L’homme du Hasard (L’uomo del caso) riscuote grande successo in tutta Europa e anche in America. Nel 1994 scrive Art (Arte) il capolavoro con cui vince l’anno successivo un altro Molière Award come migliore autore, il testo viene riprodotto in tutto il mondo e tradotto in più di 30 lingue. Tra i lavori più importanti troviamo: Una desolazione, L’alba la sera o la notte, Uomini incapaci di farsi amare. Nel 2006 arriva Dieu du carnage (Il Dio della carneficina) messo in scena l’anno successivo con la regia di Jurge Gosch vince il Viennese Nestroy-Theatreprize come miglior performance in lingua tedesca dell’anno. Debutta l’anno successivo a Londra con la regia di Matthew Warchus, la traduzione di Christopher Hampton, protagonista Ralph Finnes.




18 settembre 2008

POESIA FESTIVAL ‘08

Da Suzanne Vega a John Giorno, da Kim Rossi Stuart a Ed Sanders: verso Poesia festival ‘08

Dal 25 al 28 settembre la poesia invade i borghi antichi di sette comuni modenesi. Grandi nomi declameranno versi che hanno fatto la storia della poesia: da Giuseppe Conte a Luciano Erba, da Neri Marcorè a Roberto Vecchioni, da Tiziano Rossi a John Giorno e Ed Sanders. Con la partecipazione di Suzanne Vega, Anna Bonaiuto, Carlo Cecchi, Kim Rossi Stuart, Alessandro Preziosi e molti altri artisti. Oltre 30 eventi in quattro giorni.

Poesia per tutti: dalle rime di Dante ai testi della Beat generation, passando per i sonetti di Leopardi e le opere di Shakespeare.

Versi di ogni epoca prenderanno vita, grazie all’interpretazione di poeti, attori, comici, scrittori - che riempiranno piazze, parchi, vie, stazioni della provincia di Modena.

Dal 25 al 28 settembre saranno i borghi antichi di Castelnuovo Rangone, Castelvetro, Savignano, Spilamberto, Vignola (i Comuni dell’Unione Terre di Castelli), insieme a Maranello e Marano ad accogliere Poesia festival ‘08, la kermesse dedicata alla poesia espressa in tutte le forme artistiche.

Promosso proprio dai Comuni dell’Unione Terre di Castelli insieme a Maranello e Marano, Poesia festival ‘08 è realizzato in collaborazione con la Regione Emilia Romagna, la Provincia di Modena, la Fondazione di Vignola, la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e sostenuto da numerosi sponsors privati. La manifestazione è ideata da Roberto Alperoli, sindaco di Castelnuovo Rangone, con la direzione artistica di Paola Nava e la consulenza di Alberto Bertoni.

Il festival sarà teatro anche quest’anno di una serie di eventi unici: occasioni per conoscere, attraverso interpreti di oggi, le grandi voci della poesia classica e contemporanea, la poesia al femminile, la poesia nella musica, nell’arte, con spazi dedicati a giovani e bambini. Verranno letti testi, recitati e commentati dai maggiori protagonisti del mondo letterario, dello spettacolo, dell’arte, in luoghi dove parole e emozioni si daranno appuntamento con la bellezza del paesaggio.

Si comincerà giovedì 25 settembre alle 18 con Giuseppe Conte e Mariano Deidda che canterà i versi di Pessoa, si terminerà domenica 28 con letture di Neri Marcorè. Nel corso della manifestazione avrà ampio spazio anche la musica, con un’ospite d’eccezione: Suzanne Vega, che intratterrà il pubblico con un incontro-concerto proprio sul tema della poesia (sabato 27 settembre alle 22, Castelnuovo Rangone). Tra i cantautori italiani Roberto Vecchioni darà il proprio contributo presentando le sue poesie (domenica 28 settembre alle 19.30, Savignano).

Non mancheranno attori famosi, tra cui Alessandro Preziosi con un omaggio a Cesare Pavese in prima nazionale (giovedì 25 settembre alle 21.30, a Levizzano di Castelvetro), Kim Rossi Stuart con un recital dedicato a Shakespeare (sabato 27 settembre alle 20.30, Maranello), Carlo Cecchi (con Marco Santagata sabato alle 18.30, Vignola), Anna Bonaiuto (domenica 28 settembre alle 18.00, Spilamberto).

È prevista, poi, una serata dedicata ai poeti della beat generation con John Giorno, Ed Sanders, Antonio Bertoli e Marco Parente.

Forte del successo della scorsa edizione, che ha registrato oltre 15.000 presenze, al suo quarto anno di vita Poesia festival ‘08 conferma il fortunato mix di grande poesia e grandi declamatori e stabilizza i rapporti internazionali, rilanciando contemporaneamente la formula di festival diffuso con un ampio programma che abbraccia tutto il territorio dei ben sette Comuni organizzatori.

In questo senso Poesia festival ‘08 vanta la collaborazione con “Printemps des Poetes” - il festival europeo di poesia il cui direttore, Jean Pierre Simeon, sarà ospite del Poesia festival - e con il “Festival Internazionale di poesia di Granada - Federico Garcia Lorca”, prestigioso premio poetico iberico.

Dai borghi antichi dei sette Comuni si compirà una gradevole passeggiata nei luoghi dell’immaginario poetico di tutti i tempi, sotto le mura di Rocche e Castelli, nelle piazze medievali, lungo le ciclabili che solcano la campagna. (Poesia festival ‘08)