8 febbraio 2008

NON C’È PIÙ NIENTE DA FARE



Titolo originale
Non c'è più niente da fare
Regista
Emanuele Barresi
Cast Artistico
Rocco Papaleo, Alba Rohrwacher, Paolo Ruffini, Cristina Cirilli, Stefano Filippi, Isabella Cecchi, Fabrizio Brandi, Valeria Valeri, Raffaele Pisu, Andrea Buscemi, Lucia Poli

Il padrone di un teatrino, dove il gruppo di attori amatoriali "La compagnia dei Perseveranti" fa le prove, decide di sfrattarli e di impiantare nella vecchia struttura una nuova e più redditizia attività.
I Perseveranti sono disposti a tutto pur di non rinunciare ad un luogo per loro fondamentale. Con un cavillo legale potrebbero spuntarla, ma c'è una condizione: devono mettere in scena lo spettacolo che stanno provando entro una data prestabilita. A questo punto si innesta una lotta fra i Perseveranti, che devono andare in scena, e Tommaso Baciocchi, il proprietario, che cerca di ostacolarli. Lo spettacolo da allestire è "Cavalleria Rusticana". Si parla di amori, tradimenti e duelli, nella commedia così come nella vita reale dei personaggi-interpreti si intrecciano amori, tradimenti e scontri estenuanti. Alla fine, però, si va in scena e nella serata del fatidico debutto si ritrovano tutti i personaggi, grandi e piccoli, buoni e cattivi, vincitori e vinti nel teatrino dei Perseveranti.
(
Filmfilm.it)


Sulle note della famosa canzone di Bobby Solo e delle musiche di Mascagni, scorrono sullo schermo le gesta di un gruppo di persone che, nella languida Livorno, si arrabattano per tenere in vita un teatro amatoriale e, nel contempo, per cercare di trovare la soluzione migliore alle pene di ogni giorno. Il problema del lavoro, lo sconforto della solitudine, la malinconia della vecchiaia e la dolcezza di una nuova vita, si fondono e si confondono dando vita ad un pout pourry di sensazioni ed emozioni, che vorrebbe rimandare il senso stesso della vita, basato sostanzialmente sulla necessità di coniugare realtà e sogno. Un manipolo di attori dilettanti trova nel teatro la forza per affrontare le difficoltà della vita, una via d’uscita dal claustrofobico labirinto dell’oggettività che circonda la vita di ognuno. La messa in scena della “Cavalleria rusticana”, in un certo senso sublima le pene reali e trasmette la forza necessaria per superare lo status di “cornuto”, “amante abbandonato”, di “donna sola”. E’ forse per questo che i protagonisti “perseverano” e combattono contro Baiocchi, il cattivo per eccellenza, che in realtà, incarna il senso di profonda ingiustizia che dilaga nell’esistenza di ognuno di loro.Ma i buoni propositi non bastano. Non basta voler approntare un’opera scanzonata e divertente per realizzarla, poi, davvero. Il primo lungometraggio di Barresi risente di una certa ingenuità narrativa, rifacendosi ad uno stile che potremmo definire “pieraccionesco”: innanzitutto il linguaggio, poi le battute, quindi la costruzione del plot. C’è il “figo” della situazione, che però è anche lo “sfigato”, la “bella” impossibile, che però nasconde un dolce segreto, “il bullo” che è il simpaticone, “il sofisticato” che si scontra con la dura realtà. Barresi adopera attori molto bravi per incarnare personaggi che restano incompleti, senza un’identità ben definita.Peccato però. L’idea era carina, e il prodotto sarebbe potuto essere di buon livello. Speriamo che questa esperienza serva a correggere il tiro nell’attesa di una nuova prova. (Teresa Lavanga)

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