30 aprile 2008

DUE PARTITE... in TV!

Venerdì 2 Maggio 2008, in seconda serata su Rai Due, Palcoscenico, programma di Giovanna Milella e Alida Fanolli con la consulenza di Felice Cappa, propone “Due Partite” scritto e diretto da Cristina Comencini.

La regista coinvolge quattro giovani attrici di talento, amate dal pubblico del cinema e della tv, come Margherita Buy, Isabella Ferrari, Marina Massironi, Valeria Milillo.



Lo spettacolo racconta la vita, le aspettative e i sogni di due generazioni che esprimono due modi molto lontani di essere donna.

Atto primo. Anni Settanta. Quattro giovani donne, in un rassicurante interno borghese si incontrano, come ogni giovedì, per l’usuale partita a carte, mentre le figlie giocano nella stanza accanto. Nessuna di loro ha un’occupazione, mogli e madri a tempo pieno. Unite da una lunga consuetudine e da differenti infelicità.
Il variegato e conflittuale mondo femminile viene fuori dai dialoghi serrati, dalle battute caustiche e dai silenzi imbarazzati. Il tutto crea un’alternanza di emozioni e di comicità,di risate e malinconia. La maternità, tra una chiusura e una mescolata di carte, è la grande protagonista di questi pomeriggi. Maternità mitizzata, a volte subita o maternità attesa come da una delle quattro protagoniste che incinta tenta di trovare un senso del suo ruolo e cerca di trarre aiuto e conforto dall’esperienza delle amiche. Il primo tempo si chiude con il trambusto concitato che prelude a una nascita.


Atto secondo. Rivediamo quattro giovani donne, ragazze di oggi, uniformemente vestite di scuro: sono reduci dal funerale della madre di una di loro morta suicida. Intuiamo in esse le bambine che giocavano “di là”, allora donnine in erba che per affinità o contrasto sono riconducibili alle loro madri. I discorsi, il linguaggio, gli atteggiamenti le rivelano donne emancipate e “liberate”, ma è difficile dire quanto più realizzate rispetto alle madri. Non c’è consolazione nell’evoluzione del tempo: altre scelte fatte, altri prezzi pagati. Sembra che i conti non possano mai tornare e seppure queste donne appaiano più autonome e forti, nulla autorizza a dire che siano più felici.

“Non se ne esce” è la battuta ricorrente della commedia con la quale la Comencini mette in scena la “grande trappola dell’essere donne”: l’impossibilità di coniugare la felicità con il dovere, il senso di colpa con il piacere, il disincanto con la testarda attitudine al sogno. (Palcoscenico.it)


Immagini: TeatroTeatro.it

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