18 gennaio 2008

ANCHE I BANCARI HANNO UN'ANIMA


ANCHE I BANCARI HANNO UN'ANIMA

Di Italo Terzoli, Enrico Vaime
Con Gino Bramieri, Valeria Valeri, Paola Tedesco, Adriano Giusti, Pino Farruggio, Benito Farruggio, Lino Farruggio, Umberto Farruggio, Franco Cremonini.
Musiche di Berto Pisano
Coreografie di Gino Landi
Scene e costumi di Giulio Coltellacci
Regia teatrale di Pietro Garinei
Regia televisiva di Gino Landi



Non è mai troppo tardi per cambiare:

è quello che succede al bancario Mario, che dopo

una vita fatta di numeri e razionalità,

riscoprirà il gioioso mondo delle emozioni.




Dopo Felicibumta, questo è il miglior copione offerto a Garinei e Giovannini dalla felice coppia di scrittori Terzoli e Vaime, che hanno sposato una vecchia, piccola ma sempre geniale idea: un uomo semplice e tranquillo è una riserva di umanità anche se il suo nome non sarà mai scritto al neon. Quando si esalta questa idea, il pubblico applaude a l’io anonimo che sta dentro ciascuno di noi.
Nel divertente testo di questa commedia con musiche (da cui poi fu tratto anche un film con Montesano), commentata da un complessino che si sposta a vista anche nelle situazioni più complicate, Mario Antoniotti, un ragioniere della Banca Commerciale che sta per andare in pensione, parte per un’ultima missione-ispezione di lavoro con la sua valigia da 60X40X23, preparata col noioso zelo senile di sempre.


La favola
Un bancario, anonimo eroe dei nostri conti, il classico uomo in grigio, si trova a essere al centro dell’attenzione. Non sa che i colleghi, invece della stilografica o dell’orologio, gli hanno regalato segretamente l’avventura che da sempre desiderava: incontrare, come in un romanzo di Pitigrilli, una bellissima e disponibile ragazza in treno (luogo tipico degli sketch del vecchio teatro di rivista, basti pensare ai classici Totò e al Serchiapone di Walter Chiari); cambiare look e fuggire con lei a Venezia; passare una notte da sogno (ma con prezzi da incubo) all’hotel Danieli avendo come vicino di stanza Agnelli. Si cambia, si canta per poi tornare in jeans e camicia hippie, smessi i panni di monsieur Travet, alla moglie maniaca della pulizia che passa la lucidatrice con in testa i bigodini e pensa, vedendolo così cambiato, che sia diventato gay (ma nel 1977 si diceva frocio).
Con una trovata teatrale spiritosa i due vecchi coniugi decidono di cambiar marcia alla vita e il nostro organizza un remake della sua avventura, ma con la moglie, fingendo di non conoscersi: un altro sogno proibito piccolo-borghese. Effetti esilaranti, gran tenerezza in arrivo. In fondo, è come se qui Bramieri dicesse a Venezia di non far la stupida stasera.


Lo spettacolo
Lo show è geometrico ed esilarante in questa doppia e identica struttura: il primo tempo tutto della signorina di bella presenza che sta al gioco e, già pagata, scappa all’alba senza neanche dire ciao; il secondo tempo è un godimento di recitazione per merito di Valeria Valeri, magnifica attrice di vecchia e alta scuola, che si esibisce anche in una capriola da boogie woogie rispondendo con molta ironia ai desideri della nostalgia.
Come in molti spettacoli di Garinei e Giovannini il passato torna anche qui trionfatore: fra le varie musiche di Berto Pisano c’è un delizioso motivo che ci fa tornare in mente la vecchia Hollywood, quella amata da Garinei e soci (“Insieme a te vorrei ballare vorrei ballare Night and day…”), ma anche una sentimantal song che non ha nulla da invidiare allo stile più trash del vecchio Sanremo (“Quando dondola una gondola, è Venezia che ti ninnola…”). E si scopre che il tip tap si può fare anche con le mani. In mezzo ci sono i costi per notte del pubblicizzassimo Danieli, 102.600 lire che oggi sembrano una bazzecola, e la consueta polemica contro la televisione che ha ucciso il dialogo in famiglia; perfino una battuta sul Piccolo Teatro che ha sempre in cartellone L’opera da tre soldi. Bramieri ha la fortuna di trovarsi in mano un personaggio banalmente vero: un Mario qualunque che per un giorno si trasforma nel playboy che ha sempre sognato d’essere e vive il lusso dei settimanali patinati, senza conoscere il menù dei ricchi e il nome dei cocktail, convinto di avere un bel collo da cigno. Impacciato, patetico e provinciale al massimo, il nostro, prima a disagio con l’incantevole Paola Tedesco e il suo cagnolino, si trasforma poco alla volta nel seduttore vecchio stile, imparando il bon ton e mettendo i jeans. Ma il colpo di genio è rifare tutto con la stanca mogliettina, erede di una tradizione tutta italiana d’ipocrisia prematrimoniale, che troverà anche lei la forza di rifare i conti di tutta una vita: addormentata si sveglia. Anche per parlare, finalmente, in signorile e crepuscolare dialettica, del mistero del sesso e delle sue “misure”, chiamando in causa il Perseo di Cellini. Tutto scorre secondo le convenzioni di una convenzione e questo riuscito spettacolo, il primo prodotto e diretto dopo la morte di Giovannini, continua la gloriosa storia con i suoi eccellenti protagonisti, fra cui Coltellacci per scene e costumi e Gino Landi per le coreografie. Il segreto è che da uno spunto crepuscolare e quasi cecoviano, Bramieri, diretto da Garinei senza sbagliare un tempo e un riflesso, riesce a trarre materiale per una continua invenzione comica, anche patetica, ma con simpatia. Perché non c’è uno degli spettatori cinquantenni in platea (a proposito, in pensione a cinquant’anni!) che non si immedesimi col suo rappresentante peccatore originale Bramieri. Gondola, piccioni, grand hotel, il lusso dei sogni organizzati: è possibile farli anche con la moglie? Pieno di spunti ironici, di battute anche ciniche (“A che serve un diario se non t’ammazzi?”), teatralmente lo spettacolo è un continuo fuoco di trovate, che funzionano alla perfezione anche quando la storiella si raggomitola e si ripete, toccando perfino il momento dei ringraziamenti, quando tra gli applausi la moglie svela di aver capito la tresca extraconiugale del marito e di aver provveduto a rimandare il cagnolino a casa della Tedesco, che arriva a prendersi la sua razione di feste. Ed è inedita la scelta di far cantare e suonare le song dello show da quattro fratelli di origine siciliana, i Farruggio, dai trentacinque ai cinquant’anni, che fanno come un sol uomo inseguendo i nostri eroi anche nei momenti di privacy. (Maurizio Porro)



Testo in allegato all’uscita in edicola de
LA GRANDE COMMEDIA MUSICALE DI GARINEI E GIOVANNINI - Dicembre 2007
www.EDICOLAFABBRI.it





Lo consiglio perché: è una delle commedie più divertenti degli ultimi trent'anni, dove puoi osservare lo straordinario talento di Bramieri, capace di fare il clown con quel necessario patetismo, utile a identificarlo con la maggior parte del suo pubblico: è allegro ma dimostra di sapersi guardare dentro, sembrando uno del mucchio e non quell’attore di successo, avvertito e attento, che in realtà era... e puoi osservare la grande Valeria Valeri, qui in un’inedita veste di cantante-ballerina.